Alessandro Barbero, storico di SuperQuark, e il processo a Galileo Galilei

di Redazione, 24/02/2020

Galileo fu processato ingiustamente perché le sue tesi erano contrarie a quelle della Chiesa cattolica? No. Il processo a Galilei è stato spesso utilizzato in maniera ideologica come simbolo dell'oscurantismo della Chiesa Cattolica nei confronti del progresso e delle scienze. Concludendo una spiegazione storica dell'Inquisizione durante un incontro, il professor Alessandro Barbero, professore ordinario di Storia Medievale presso l’Università del Piemonte Orientale e volto noto al pubblico della divulgazione storica di SuperQuark,  ha rievocato un aneddoto che spiega in maniera semplice la questione del processo a Galileo:

"Beninteso, è chiaro che siamo in un campo in cui tecnicamente Galileo aveva ragione: il mondo è fatto come diceva lui, “eppur si muove”, e la Chiesa ha sbagliato a cercare di farlo star zitto, tanto che alla lunga ha dovuto ammetterlo e chiedere scusa. Verissimo.

Quello che vi sto per raccontare è solo per puro divertimento. Il mio professore di liceo a scuola ci insegnava che la scienza moderna non crede più alla verità, non cerca la verità. Costruisce delle ipotesi, e l'ipotesi è quella che in questo momento spiega al meglio i dati di cui disponiamo ed è destinata un giorno ad essere sostituita da un’altra ipotesi.

Il mio professore di liceo diceva appunto: “Guardate che Galileo - certo, aveva ragione lui - ma l’inquisitore gli disse: Galileo, va benissimo. Il tuo modello dell’universo funziona perfettamente e in effetti corrisponde perfettamente ai dati che abbiamo. Peccato che è sbagliato, perché la Bibbia dice che le cose vanno in un altro modo. Ma noi non ti vogliamo Impedire di insegnare questa cosa. Basta che tu la insegni dicendo che è l'ipotesi più soddisfacente se non fosse che la Bibbia la confuta e quindi dovremo trovarne un'altra migliore. Ma finché la insegni come ipotesi, lo puoi fare.

Galileo però diceva: No! No! Non è un'ipotesi, e la verità!

E così il mio professore di fisica concludeva: “Non era moderno Galileo, era moderno il cardinale Bellarmino.”

Perché allora esplose il conflitto tra Bellarmino e Galileo?

Per capire al meglio la natura del processo a Galileo, si può utilizzare lo studio del cardinale Walter Brandmüller (Eventi eloquenti. L’agire della Chiesa nella storia, Editrice Vaticana, 2014), citato su Filosofia e Scienza:

“Motivo di tutto ciò fu il fatto che in Roma l’affare Galileo venne visto in connessione con la situazione religioso-politica dell’Europa del nord e Mitteleuropea, dove il protestantesimo non solo era arrivato al potere da cento anni, ma si diffondeva vieppiù con l’aiuto di una politica compiacente. Proprio il protestantesimo aveva costantemente e con forza accentuato l’autorità della Bibbia come fonte unica della fede contro l’insegnamento cattolico delle due fonti della Rivelazione, Bibbia e Tradizione apostolica. Dal momento che da questa parte veniva di continuo mosso il rimprovero alla Chiesa cattolica di essersi allontanata dalla parola di Dio, non si poteva fare a meno, da parte cattolica, di tentare di smorzare questo rimprovero professando la più alta fedeltà possibile al tenore verbale della Bibbia”.

Il movente "scientifico" del processo a Galileo era decisamente secondario rispetto a quello politico-religioso, in un momento in cui la questione della scissione protestante aveva delle implicazioni molto importanti nella divisione del potere in Europa.

Galileo rimase un fedele cattolico, parola di Stephen Hawking

Il sito Filosofia e scienza riporta una ricca tassonomia di scrittori (sia atei che cristiani) che hanno studiato la questione del processo e la vita di Galileo. Emerge che il conflitto tra Inquisizione e Galileo non riguardava un contenzioso scientifico, ma due diverse visioni sull'interpretazione della Bibbia.

Il biologo ateo Richard Dawkins mette Galilei tra gli scienziati credenti in Dio, mentre il fisico Stephen Hawking nel suo best seller Dal Big Bang ai buchi neri (Rizzoli, 2011), ricorda la sincera fede cattolica del pisano, concludendo così: “Galilei rimase un fedele cattolico”, anche dopo il processo del 1632.

Il celebre storico della scienza italiano, Paolo Rossi, ricorda che “l’immagine del tutto astorica, cara a molta storiografia dell’Ottocento, di un Galilei libero pensatore e positivista ante litteram appare oggi tramontata” (Paolo Rossi, La nascita della scienza moderna in Europa, Laterza, 2000).

In terra tedesca, è Carl Friedrich Freiherr von Weizsäcker, uno dei grandi fisici del Novecento, a dimostrare nel suo I grandi della fisica (Donzelli, 2002) non solo che Galilei fu sempre, quanto a dottrina, un “bravo cattolico” (che però, riguardo al moto terrestre “non era in grado di dimostrare quello che affermava”), ma anche che egli fu, come altri devoti scienziati quali Keplero e Newton, un frutto dell’albero cristiano, cioè della visione biblica del mondo (alla quale si deve il merito di aver de-divinizzato il mondo, trasformando la natura da regno di capricciose divinità, da magnum animal, come volevano i pagani, ad opera del Creatore e Legislatore dell’Universo).

Questo è il secondo degli articoli estratti dal canale non ufficiale di Alessandro Barbero, curato da Fabrizio Mele e disponibile gratuitamente a su Spotify. Nel canale sono raccolti i podcast degli interventi del professore.

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