Fake news, sempre più italiani non sanno riconoscerle

di Redazione, 20 dicembre 2021

L’89,92% degli italiani sa di non riuscire facilmente a riconoscere le fake news, e 3 italiani su 5 non sono stati in grado almeno una volta di riconoscere una notizia falsa. È quanto emerge dalla ricerca biennale, promossa dall’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e scaricabile gratuitamente dal sito web Unisobmedialab.

Il report rileva che a fronte di un grande aumento del tempo passato su internet (prima del 2020 il 50,09% degli italiani trascorreva non meno di 4 ore su internet, mentre durante il Covid-19 la percentuale è arrivata all'83,8%) gli italiani facciano fatica a muoversi con consapevolezza in un ambiente di informazione digitale: il 64,37% non sa distinguere una pagina Facebook da un sito bufale; l'86,13% non sa riconoscere un profilo fake di Twitter; il 60,78% confonde un sito di bufale proposto nel sondaggio come un sito di informazione.

Per esempio, l’affermazione: “L’immigrazione ha riportato in Italia la turbercolosiè considerata falsa solo dal 39,47% degli italiani. Ma sappiamo che si tratta di una delle fake news più “classiche”, che però continua a non essere molto riconosciuta.

Secondo lo studio, all’aumentare dell’istruzione corrisponde una migliore capacità di riconoscere una fake news e gli elementi che rendono attendibile una notizia, ma quando una bufala viene veicolata da un media mainstream, gli utenti intervistati ammettono di non avere alcuna capacità di riconoscerla come tale

Come cambiano le opinioni degli italiani

La ricerca, sviluppatasi in due somministrazioni di sondaggi, la prima in aprile 2020 (pieno lockdown) e la seconda nel mese di febbraio 2021, evidenzia come alcune convinzioni degli italiani siano radicalmente cambiate in questo periodo: per esempio, è aumentata di oltre il 7% la percentuale degli italiani che crede che il coronavirus sia stato creato dalla Cina in laboratorio come arma batteriologica (dal 19,36% al 26,48%).

Un’altra convinzione cambiata in pochi mesi è quella sulla necessità di tracciamento dei cittadini per contrastare la diffusione del contagio (per esempio, tramite l’app “Immuni”): in aprile 2020 il 56,81% degli intervistati era favorevole, mentre dieci mesi dopo solo il 40,6%. Ancora di più sono gli italiani che hanno cambiato idea sull’efficacia della risposta del governo all’emergenza: dal 55,93% al 36,03%.

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