I migranti non portano malattie: sfatiamo il falso mito

Di Francesco D'Ugo, 23 gennaio 2019

Ricevere migranti nel proprio paese, non rappresenta un rischio per la salute dei cittadini del paese ospitante. Lo sostiene l’Organizzazione Mondiale della Sanità che nel recente “Rapporto sulla salute dei rifugiati e dei migranti nella regione europea nel quale rassicura sull’assenza di rischi dovuti alla trasmissione di malattie da parte dei migranti.

L’OMS non ha dubbi:

"Nonostante l'opinione diffusa, esiste un rischio molto basso che rifugiati e migranti trasmettano malattie infettive alla popolazione ospitante"

In poche parole non è vero che i migranti non portano malattie dai loro paesi d’origine, cosa che sarebbe da ritenere invece un falso mito.

Il rapporto, che restituisce un’istantanea delle condizioni di salute della popolazione migrante in Europa, avverte sul fatto che i migranti costituiscono una delle categorie più a rischio di ammalamento, ma che non sono una sorta di “untori” del nuovo millenno: infatti, date le scarse condizioni igieniche, economiche e sanitarie in cui vivono una volta arrivati nel Vecchio Continenti, rendono la popolazione migrante  più esposta a malattie infettive, da una parte, ma anche a malattie non trasmissibili come quelle cardiovascolari, ictus e cancro, senza dimenticare anche quelle psichiche come il disturbo post-traumatico da stress.

È dunque il nuovo stile di vita, più che la provenienza, a essere responsabile del maggiore rischio di ammalamento dei migranti. Per quanto sia difficile stabilire un confronto tra le condizioni di salute dei paesi ospitanti e di quelle dei migranti (data anche la diversità dei paesi e delle situazioni di provenienza), esiste un documento, presentato nel 2017 alla Camera dei Deputati che riporta come molti di essi arrivino nel nostro paese in buone condizioni di salute.

Federico Gelli, relatore del documento (intitolato Relazione sulla tutela della salute dei migranti e della popolazione residente), sostiene infatti che i migranti “nella maggior parte dei casi di sesso maschile, hanno condizioni di salute che non esito a definire invidiabili”. Si può osservare nel documento infatti che, all’interno di un campione di 17mila richiedenti asilo, la quasi totalità delle malattie presenti sono semplici sindromi febbrili (510) e tosse (191). Molto più rari invece i casi di malattie infettive: 19 tubercolosi polmonari, 4 casi di tubercolosi extrapolmonare, 11 polmoniti batteriche, 11 gastroenteriti, 8 episodi di varicella, 3 di schistosomiasi, 2 infezioni da Hiv, un episodio di pielonefrite e uno di spondilodiscite.

Bisogna sottolineare anche che, per anche per quanto riguarda l’HIV i rischi dell’accoglienza sono decisamente bassi. Infatti, si legge nel rapporto OMS:

“una percentuale significativa di rifugiati e di migranti sieropositivi acquisiscono l'infezione dopo che sono arrivati nella regione [ospitante], compresi quelli che si sono trasferiti da paesi con elevata endemicità dell'HIV”

Se ti è piaciuto l'articolo condividilo su Facebook  e  Twitter, sostieni Documentazione.info

Tags: