Il divario retributivo di genere: la situazione europea

di Francesco D'Ugo, 30 marzo 2020
Il divario retributivo di genere negli stipendi non è così ampio come pensiamo. Soprattutto in Italia che, in una recente classifica Eurostat, si piazza al terzo posto tra i paesi con meno divario di genere in Europa. 

La classifica si può vedere qui in questa infografica. 

Il divario retributivo di genere in Europa

Il divario retributivo di genere medio in Italia è del 5%, mentre il divario retributivo di genere medio nell’UE è del 14,8%. Questo pone il nostro paese molto al di sopra di paesi come Germania (20,9%), Francia (15,5%) e paesi scandinavi (Svezia, Norvegia Danimarca hanno un divario rispettivamente del 12,2%, 14% e 14,5%), spesso indicati come maggiormente “evoluti” e “moderni” rispetto al nostro paese.

Una delle motivazioni più plausibili è prima di tutto una Costituzione molto chiara su questo punto, se ne parla all'articolo 37. Ma giocano un ruolo fondamentale anche i contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) che riguardano la maggior parte dei lavoratori italiani (circa l'80%) e stabiliscono l'impossibilità di avere un salario differenziato per genere a parità di inquadramento.

Dal momento, però, che il divario si misura confrontando il reddito orario lordo di tutte le donne europee con quello degli uomini (che lavorano in aziende con più di 10 persone) è difficile sostenere che, a parità di ruolo, mansioni e ore lavorate uomini e donne hanno retribuzioni differenti.

Lavori differenti, salari differenti

Sebbene infatti, osservando i dati di Eurostat, la differenza tra le somme dei redditi di uomini e donne sia notevole, questa non dipende dal fatto che le retribuzioni siano impari a parità di condizioni. Ma piuttosto che uomini e donne hanno vite lavorative profondamente differenti

Vediamo alcuni dati:
-  Gli uomini tendono a occupare maggiormente posizioni di rilievo rispetto alle donne. Nel 2016, infatti, solo il 33% dei manager nell’UE erano di sesso femminile;
-  Sono di più le donne con orario part-time rispetto agli uomini.
- Il congedo di maternità che, come è attualmente regolato, contribuisce a generare più ore di lavoro per gli uomini, che non beneficiano di un congedo parentale della stessa lunghezza delle donne (quello obbligatorio arriva al massimo a 7 giorni), che quindi tendono anche a lavorare meno ore e dunque a guadagnare meno;
- Come sottolinea ABN AMRO, ci sono maggiori opportunità per i maschi, che sono più disposti a viaggiare e spostarsi per lavoro, mentre per le donne, che percorrono una media di 21km in meno per andare a lavoro, c’è meno possibilità di scelta;
- Infine un dato interessante, rilevato da questo studio è che gli uomini tendono maggiormente a negoziare per avere un salario più alto, mentre le donne, al contrario, tendono ad accettare più facilmente salari più bassi.

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