Boom di giovani che si dimettono dal proprio lavoro

di Chiara De Marchi, 12 aprile 2022

Oggi un giovane su quattro, tra i 26 e i 35 anni, dà le dimissioni per andare alla ricerca di un lavoro che abbia condizioni economiche migliori e che consenta di trovare un equilibrio tra vita privata e vita professionale. Questo è ciò che emerge da un’indagine dell’Associazione per la Direzione del Personale (Aidp) svolta su un campione di circa 600 aziende, il 75% delle quali ha dovuto affrontare un aumento delle dimissioni volontarie da parte dei dipendenti.

Le cause del fenomeno

L’Economy Magazine e il Corriere della Sera hanno riportato i dati dell’indagine Aidp che mostrano le cause alla base del boom di dimissioni. Il 48% dei giovani che hanno dato le dimissioni ha motivato la propria scelta facendo riferimento alla ripresa del mercato del lavoro, il 47% di loro ha deciso di andare alla ricerca di condizioni economiche migliori in altre aziende e il 41% aspira a un posto di lavoro in grado di garantire maggiore equilibrio tra vita privata e vita professionale. Tra le altre ragioni alla base della crescita esponenziale di dimissioni ci sono la ricerca di maggiori opportunità di carriera (38%), la ricerca di un nuovo senso di vita (25%) e il desiderio di un miglior clima di lavoro interno all’azienda (20%).

I settori maggiormente coinvolti

Il report mostra come il 70% del campione analizzato sia costituito da persone nella fascia d’età compresa tra i 26 e i 35 anni, seguite dalla fascia 36-45 anni. Inoltre, il 79% degli intervistati è residente nelle regioni del Nord Italia e l’82% si trova collocato nelle mansioni impiegatizie.

Come riportato anche dal The Vision, l’indagine Aidp ha evidenziato come i settori maggiormente coinvolti siano quello Informatico e Digitale (32%) e quello di Produzione (28%), seguito immediatamente da quello di Marketing e Commerciale (27%).

L’impatto e le reazioni delle aziende

L’88% delle aziende ha rivelato di non avere in atto un piano di incentivo all’esodo mentre il 12% ha piani di incentivazione all’uscita anche con prepensionamenti. La maggior parte delle aziende, inoltre, ha cominciato a far fronte alla decisione dei propri dipendenti di andarsene sostituendoli con altri dipendenti con contratti a tempo determinato o indeterminato (55%), altre sfruttano la situazione per riorganizzare i propri processi produttivi (25%) e una minoranza ha deciso di aspettare per poter valutare gli impatti che avrà il fenomeno nel tempo (15%).

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