L’Italia nella top 10 mondiale dei produttori di armi

di Francesco D'Ugo, 26 marzo 2018

L’Italia è nella top 10 dei produttori di armi. La classifica, presente nell’ultimo rapporto del SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), vede il nostro Paese al nono posto per quantità di armi esportate.

Per l’esattezza l’Italia esporta il 2.5% delle armi di tutto il mondo. Prima di noi in classifica troviamo USA(34%), Russia (22%), Francia (6.7%), Germania (5.8%), Cina (5.7%), Regno Unito (4.8%), Spagna (2.9%) e Israele (2.9%). Chiude la classifica al decimo posto l’Olanda (2.1%). La top 10 dei produttori di armi riguarda le cosiddette “major weapons”, vale a dire quelle pesanti (aerei, navi, sottomarini, carri armati e sistemi missilistici), e si riferisce al quadriennio 2013-2017. 

Per chi produce più armi l’Italia? 

Emirati Arabi Uniti, Turchia e Algeria sono le nazioni per le quali l’Italia produce più armi. Infatti rispettivamente acquistano il 12, il 10 e il 9.9% delle armi esportate dal nostro Paese. A loro volta questi 3 paesi sono tra quelli che nel mondo acquistano più armi, con Emirati Arabi Uniti al terzo posto, Algeria al nono e Turchia al dodicesimo. Tra gli altri clienti “affezionati” troviamo Israele, Marocco, Qatar, Taiwan e Singapore oltre a Polonia e Norvegia. 

I produttori di armi in Europa

L’Italia, come possiamo vedere dalla top 10 dei produttori di armi, è anche nell’alta classifica dei produttori europei. Infatti, dopo gli altri grandi paesi produttori di armi dell’Unione (Francia, UK, Germania e Spagna), si trova in quinta posizione. Tutti insieme costituiscono il 27% delle esportazioni. Per quanto riguarda invece le importazioni, la crisi economica del 2008 ha favorito un ribasso. Oggi infatti in Europa si importa l’11% in meno di armi rispetto al quadriennio 2008-2012.

Altri fatti importanti

Il rapporto sottolinea che il commercio di armi è cresciuto senza sosta dal 2003, aumentando del 10% dal 2008-12.

Le esportazioni dagli USA sono cresciute del 25% dall’ultimo quadriennio analizzato, mentre quelle da Russia e Germania sono calate: del 7.1% la prima e del 14% la seconda. 

Le regioni che ricevono maggiormente sono Asia e Oceania che coprono così insieme quasi la metà (42%) delle importazioni totali. 

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