Le statue abbattute e quelle da abbattere: criterio cronologico, morale o razziale?

di Redazione, 10 giugno 2020

In questi giorni stiamo leggendo le proteste che si stanno svolgendo in una larga parte del mondo occidentale sulla questione #blacklivematters. In alcune città queste proteste, oltre a essere diventate estremamente violente, hanno portato letteralmente all'abbattimento o al danneggiamento di alcune statue di personaggi storici ritenuti razzisti. L'HBO ha tolto dal suo catalogo online il film "Via col Vento", un film del 1939 ambientato nell'800 e che portò per la prima volta al premio oscar una donna di colore.

A questo proposito ospitiamo sul nostro sito una riflessione di Gabriele Campagnano, che ringraziamo, e che da anni cura un sito di approfondimento storico dal nome Zhistorica

---------------------------------------------------------------

I fatti li conosciamo tutti, ma penso che in pochi abbiano provato ad approfondire davvero la questione. In questo momento, anche il sindaco di Londra, Sadik Khan, ha creato una commissione per decidere quali statue eliminare e quali vie rinominare in nome dei valori che vogliamo permeino la nostra società. Non dubito che altri seguiranno il suo esempio, quindi sono curioso di conoscere i criteri discriminanti: perché è necessario rimuovere questa o quella statua rispetto a un'altra?

Il discorso, se sia ammissibile che folle inferocite buttino in acqua la statua di uno schiavista e importante personaggio della storia inglese è, in questo caso, marginale. Quando la rabbia ammanta una protesta, specie se questa è dovuta all'omicidio in diretta commesso da un poliziotto, è difficile chiedere moderazione.

Sulla questione delle istituzioni e dei media, invece, possiamo entrare nel dettaglio.

Immagino che molti storici si stiano facendo la stessa domanda, ma in questi tempi, in cui le reazioni di pancia regnano sovrane e trasversali (istituzioni, media, ecc.), nessuno ha voglia di esporsi in prima persona.

Torniamo, quindi, al titolo di questo breve intervento. In base a quale criterio si procederà alla rimozione delle statue? I tre che ho individuato possono essere utilizzati singolarmente o congiuntamente, ma portano comunque a una selezione quasi impossibile e inevitabilmente segnata da tendenze iconoclaste.

Se seguiamo il criterio morale, e quindi iniziamo a rimuovere le immagini celebrative di ogni personaggio non in linea con i valori attuali, non ci poniamo, in sostanza, alcun limite. Se consideriamo solo gli schiavisti, possiamo eliminare il 90% dei politici dal XIX secolo fino all'Antico Egitto. Badate bene, si arriva con estrema facilità a tutti i monarchi inglesi e primi ministri inglesi, francesi, spagnoli, portoghesi fino a prima dell’età moderna.
Se parliamo di altri argomenti sensibili, come il razzismo, ci sarebbe tabula rasa delle statue di filosofi e pensatori dello stesso periodo, a partire da Voltaire. E non tocchiamo nemmeno l’argomento pederastia e pedofilia, perché non basterebbero venti anni per buttare giù tutti i busti dei filosofi greci.

Posti di fronte a questo rischio, alcuni opinionisti e politici prestati alla storiografia hanno la necessità di affiancare un criterio cronologico a quello morale. Ma chi decide fino a che punto spostare indietro l’asticella del discrimine temporale? Arriviamo alla Regina Vittoria, a Cromwell o a Enrico VIII? E soprattutto, chi sceglierà quelli che devono decidere?

Il criterio razziale è, a mio avviso, quello più assurdo. In pratica, alcuni pensano che la rimozione debba riguardare solo determinati personaggi, ossia i maschi bianchi. Se utilizziamo il solo criterio morale e parliamo di schiavismo, c’è infatti la possibilità di inserire nel novero praticamente ogni sovrano e pensatore dell’area islamica (dove lo schiavismo è stato praticato per più tempo e ha coinvolto più persone rispetto alla tratta atlantica), indù, cinese e giapponese, ma anche la maggior parte dei personaggi delle americhe pre-coloniali e dell’africa sub-sahariana pre-coloniale.
Sì, perché dall’Impero del Ghana al Regno Etiope, lo schiavismo (e l’uccisione immediata dei prigionieri di guerra) era qualitativamente peggiore di quello islamico o di quello europeo. Se parliamo poi di misoginia, omofobia e altre tematiche attuali, il c.d. Occidente è stato sempre il primo ad accettare e dare piena voce a determinate battaglia. D'altronde, basta chiedere a un ragazzo omosessuale se preferirebbe vivere in Canada o in Arabia Saudita o in Zimbabwe.

Ma ci sono anche altre considerazioni da fare. La statua di un filosofo o di un politico che ha dato molto a un singolo paese o al mondo - in termini progresso intellettuale, istituzionale o sociale – ma che aveva posizioni sul razzismo o sullo schiavismo in linea con il paradigma dell’epoca in cui è vissuto, che fine dovrebbe fare? Solo poche ore fa, in Virginia, una statua di Cristoforo Colombo è stata divelta, data alle fiamme e poi gettata in un lago.

Infine, sottolineo come ci siano già stati molti casi di distruzione di statue nel corso della storia. Durante la Rivoluzione Francese, non caddero solo teste umane, ma anche di bronzo. E i più giovani di voi ricorderanno o avranno visto le immagini di quelle di Stalin in alcuni paesi dell'ex-URSS, di Saddam Hussein, ecc.
Anche qui da noi, le immagini celebrative di Mussolini sono state giustamente rimosse o distrutte alla fine della II Guerra Mondiale Tuttavia, si è sempre trattato di rimozioni cronologicamente molto vicine al momento dell'erezione della statua e dovute alla completa rottura con l'ordinamento istituzionale precedente. Adesso, non mi sembra ci siano i presupposti per una uno smantellamento completo dell'assetto istituzionale inglese, francese o dell'UE. Al massimo si parla della polizia di Minneapolis, ma bene presto si renderanno conto anche lì di quanto sia stupido anche solo immaginare qualcosa di simile.

Come vedete, sui tre criteri si intersecano anche altri temi che apportano ulteriore complessità alla trattazione dell’argomento.

Come scrisse Mazzini:

L'Umanità, ha detto un pensatore del secolo scorso, è un uomo che impara sempre. Gl'individui muoiono; ma quel tacito di vero ch'essi hanno pensato, quel tanto di buono ch'essi hanno operato, non va perduto con essi: l'Umanità lo raccoglie e gli uomini che passeggiano sulla loro sepoltura ne fanno loro pro. Ognuno di noi nasce oggi in una atmosfera d'idee e di credenze, elaborata da tutta l'Umanità anteriore: ognuno di noi porta, senza pur saperlo, un elemento più o meno importante alla vita dell'Umanità successiva.

L'educazione dell'Umanità progredisce come si innalzano in Oriente quelle piramidi alle quali ogni viandante aggiunge una pietra. Noi passiamo, viandanti d'un giorno, chiamati a compiere la nostra educazione individuale altrove; l'educazione dell'Umanità si mostra a lampi in ciascun di noi, si svela lentamente, progressivamente, continuamente nell'Umanità.”

Se ti è piaciuto l'articolo condividilo su Facebook e Twitter, sostieni Documentazione.info. Conosci il nostro servizio di Whatsapp e Telegram