La situazione dell’Italia nel 2022

di Chiara De Marchi, 14 luglio 2022

Qual è la situazione attuale dell’Italia? La pandemia ha avuto un forte impatto sul mercato del lavoro, si è innescata una fase demografica recessiva e l’inflazione ha raggiunto l’8% per l’indice NIC.

Ne ha parlato lo scorso 8 luglio il presidente dell’ISTAT Gian Carlo Blangiardo, illustrando a Palazzo Montecitorio il “Rapporto annuale 2022. La situazione del Paese”. Di seguito riportiamo i punti principali.

La ripresa tra ostacoli e incertezze

Dopo una crescita record nel 2021 (+6,6%), a inizio anno il Pil dell’Italia è tornato al livello di quello di fine 2019, anche se con progressi non uniformi tra i settori. A partire dalla seconda metà del 2021 lo scenario internazionale si è gradualmente deteriorato a causa delle spinte inflazionistiche e dall’invasione russa in Ucraina, che ha anche peggiorato le attese. Le prospettive di crescita mondiali per il 2022 e il 2023 sono quindi peggiorate e quelle per l’Italia sono in decelerazione. L’inflazione a giugno ha raggiunto l’8,0% per l’indice NIC, sospinta dai rincari delle materie prime, in particolare del gas naturale, il cui prezzo è aumentato di circa sei volte.

L’impatto della pandemia su cittadini e imprese

Con 16 milioni di contagi e oltre 160mila decessi associati all’infezione da SARS-CoV-2 tra marzo 2020 e aprile 2022, l’Italia è stata fra i paesi europei maggiormente colpiti dalla pandemia. Questa ha avuto un forte impatto su tutte le componenti della dinamica demografica: nel 2020 sono stati registrati un elevato eccesso di mortalità, un numero di matrimoni quasi dimezzato e la forte contrazione dei movimenti migratori. A ciò, nel 2021 si sono aggiunti gli effetti recessivi dovuti al calo delle nascite. Anche il mercato del lavoro ha subito un forte impatto, vedendo l’esasperarsi delle diseguaglianze a sfavore di segmenti della popolazione già in condizioni di vulnerabilità alla vigilia della pandemia.

Famiglie, stranieri e nuovi cittadini

Negli ultimi dieci anni in Italia si è innescata una fase demografica recessiva accentuata dallo squilibrio di una struttura per età sempre più invecchiata. Sono aumentate le famiglie ma si è ridotto il numero dei componenti. Al Centro-Nord le coppie con figli non rappresentano più il modello familiare prevalente, superate dalle persone che vivono sole; sono aumentate le coppie non coniugate, le famiglie ricostituite, i single non vedovi e i monogenitori non vedovi. È proseguito lo spostamento in avanti di tutte le tappe cruciali della vita, a cominciare dall’uscita dei giovani dalla famiglia di origine. Molti ragazzi, italiani e stranieri, immaginano il loro futuro in un paese diverso dall’Italia. Sul fronte dell’immigrazione si è visto l’aumento dei giovani di origine straniera nati in Italia da genitori stranieri, di quelli arrivati prima del compimento dei 18 anni, dei ragazzi figli di coppie miste e delle persone che hanno ottenuto la cittadinanza italiana per acquisizione. 

Le diverse forme della disuguaglianza

La vulnerabilità nel mercato del lavoro, il disagio economico delle famiglie, il diverso accesso all’istruzione e alle competenze digitali, la presenza di disabilità personali o di familiari che richiedono assistenza, sono tutte forme di disuguaglianza che caratterizzano il nostro Paese. La povertà è aumentata, raggiungendo i valori massimi nel biennio 2020-21, e la recente accelerazione dell’inflazione rischia di aumentare le disuguaglianze sia per la diminuzione del potere d’acquisto sia per le tempistiche dei rinnovi contrattuali, più lunghe in settori con bassi livelli retributivi. Donne, giovani, residenti nel Mezzogiorno e stranieri si confermano i soggetti più fragili, insieme ai portatori di disabilità e ai loro familiari.

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