Il velo islamico in Iran, una spiegazione sintetica

di Roberto Rapaccini, 21 marzo 2023

In molte regioni del mondo le donne islamiche indossano veli di varie forme e lunghezze. L'Iran è uno di questi paesi, dove però negli ultimi mesi c'è stato un grande movimento giovanile di contestazione. Nella vecchia Persia l'uso obbligatorio dell'hijab, così si chiama il particolare velo usato nel paese, viene sancito dalla legge solo nel 1983. Vediamo in questo articolo una breve spiegazione di cosa è l'hijab e della sua storia. 

In Iran, le donne a partire dall'età della pubertà in pubblico devono indossare l'hijab, che è un tipo di velo che copre i capelli, le orecchie e il collo lasciando il viso scoperto. Il termine hijab deriva dalla radice araba ḥ-j-b, che indica tutto ciò che sottrae alla vista. L'hijab può essere realizzato in diversi stili e materiali a seconda della cultura e delle preferenze personali della donna che lo indossa. Costituisce un simbolo di devozione religiosa e viene indossato come atto di osservanza della Sharia. In realtà il Corano non menziona specificamente l'obbligo del velo ma invita le donne genericamente alla modestia e al pudore: la Sura XXIV infatti stabilisce:

dì alle credenti che abbassino gli sguardi e custodiscano le loro vergogne e non mostrino troppo le loro parti belle, eccetto quel che di fuori appare, e si coprano i seni d'un velo e non mostrino le loro parti belle ad altri che ai loro mariti o ai loro padri.

La tradizione islamica sciita interpretando questo versetto impone l'uso dell'hijab, come strumento necessario per l'osservanza delle prescrizioni coraniche e per preservare la moralità pubblica. In alternativa all'hijab nelle stesse circostanze - ovvero nei luoghi pubblici e in presenza di uomini che non siano parenti stretti - e per gli stessi motivi - cioè per il rispetto della moralità pubblica - può essere usato lo chador, un mantello che ricopre il capo e le spalle ma che lascia scoperto il viso, tenuto chiuso sotto il mento a incorniciare il volto. Con lo chador anche il corpo viene sottratto a sguardi inopportuni. Le proteste delle donne iraniane contro l'uso obbligatorio dell'hijab (la cosiddetta “Rivolta del Velo”), dopo circa sei mesi dall'inizio, continuano anche se non occupano più le prime pagine dei giornali.
Molte donne iraniane, ritenendo che questo dovere integri una violazione dei loro diritti di libertà, con coraggio hanno scelto di sfidare apertamente il Regime indossando il velo in modo non corretto o rimuovendolo in luoghi pubblici, esponendosi così all'irrogazione di sanzioni, a maltrattamenti, all'arresto. Le donne che partecipano alle proteste come atto di ribellione ricorrono anche al taglio di capelli. Il taglio dei capelli nella sostanza rivendica un loro diritto all'indipendenza e all'autonomia nell'adottare decisioni che riguardino il proprio corpo e la propria identità, in opposizione alla costrizione a seguire le convenzioni sociali e religiose. In altri termini il taglio dei capelli è sinonimo di emancipazione.
Le donne iraniane vinceranno la loro battaglia? Un primo successo è l'avvio, mediante questa iniziativa, di un'estesa e generale globale contestazione del Regime
teocratico iraniano.

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