
Gli iscritti all'università sono diminuiti del 13% (con picchi del 26% al sud) tra il 2003 e il 2018. In totale sono 40mila gli studenti persi da tutti gli atenei italiani. Perché? Meno iscrizioni per la mancanza di sbocco lavorativo o ci sono altre macro motivazioni dietro la diminuzione delle immatricolazioni nella università? Sono stati da poco pubblicati i due Rapporti Almalaurea 2019, nei quali si analizzano i dati dei laureati italiani e il rapporto tra occupazione e laurea.
Dalle ricerche di Almalaurea emerge un aumento delle immatricolazioni (+9,3%) rispetto al biennio 2013/2014, cioè a 5 anni fa. Il report sottolinea però che la ripresa non riguarda i dati messi a confronto con il decennio scorso. Il paragone è infatti negativo: rispetto al decennio precedente il numero degli iscritti nelle università italiano è sceso in media del 13%.
La diminuzione delle immatricolazioni in quindici anni in Italia
Le indagini hanno rivelato che tra il 2003/2004 e il 2017/2018 le università hanno perso più di 40mila matricole, come se ogni anno circa 2500 giovani avessero deciso di non iscriversi all’università per accedere al mondo del lavoro, nonostante il fatto che le percentuali di accesso al mondo del lavoro per i laureati rimangono alte. Questa è stata una delle notizie che ha avuto più eco a livello mediatico.
La diminuzione del numero di giovani negli ultimi dieci anni in Italia
Un dato che si può considerare per leggere questa diminuzione degli iscritti all’università in Italia è forse proprio quello della diminuzione delle persone che hanno la possibilità di iscriversi all'università, collegata direttamente all’aumento dell’età media nel nostro paese.
Nel 2018 la popolazione di età compresa tra i 15 e i 39 anni in Italia è stata di circa 16 milioni di persone. Questa fetta di popolazione non coincide esattamente con l’età in cui è possibile iscriversi all’università, ma si tratta del campione con rilevanza statistica più vicino.
Nel 2003 questa stessa fascia di popolazione era superiore di 3 milioni. Se anche si volesse restringere la forbice del confronto, prendendo in considerazione l’anno 2008, le persone in Italia tra i 15 e i 39 anni erano 18 milioni, ovvero 2 milioni in più di quanto rilevato nel 2018.
L’invecchiamento della popolazione in Italia potrebbe dunque essere tra le cause della diminuzione delle immatricolazioni: è vero che nell’anno accademico 2017/18 gli immatricolati sono stati 282mila contro i 307mila del 2007/08 (-25mila unità), ma è anche vero che i possibili candidati per l’iscrizione all’università sono diminuiti nello stesso arco di tempo di due milioni, mentre in quindici anni in Italia le persone tra i 15 e i 39 anni sono diminuite di 3 milioni di unità, passando 19 milioni a 16.
In pratica non è da escludere che ci siano meno immatricolazioni negli atenei italiani per il semplice fatto che ci sono meno giovani in età da università.
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