Alessandro Barbero, storico di SuperQuark, e la paura dell’anno mille (che non c’è mai stata)

di Tommaso Cardinale, 9 marzo 2020

Nel medioevo la gente era convinta che nell’anno mille sarebbe finito il mondo? Alla fine del 999 le folle sono andate nel panico e si sono ammassate nelle chiese aspettando l’apocalisse? Niente di tutto questo. Il professor Alessandro Barbero, professore ordinario di Storia Medievale presso l’Università del Piemonte Orientale e volto noto al pubblico della divulgazione storica di SuperQuark, dimostra come la paura dell’anno mille è in realtà una costruzione letteraria che non ha nulla a che fare con quanto accaduto.

Per spiegare in che cosa consiste il mito medievale dell’anno mille, il prof. Barbero durante il Moby Dick Festival di Terranuova Bracciolini cita una poesia del Carducci: “V’immaginate il levar del sole del primo giorno dell'anno mille? Le masse umiliate che hanno cercato rifugio e protezione accanto alle mura dei manieri o nell’accogliente silenzio dei chiostri, esplodono in un grido di gioia, per il miracolo delle ore che continuano, per le promesse che il futuro nasconde”.

La paura dell’anno Mille, i terrori dell’anno mille consistono nell'idea che nel Medioevo si aspettava la fine del mondo e si pensava che la fine del mondo sarebbe arrivata abbastanza presto.

Il prof Barbero riporta che “la generazione di Carducci era convinta che all'avvicinarsi dell'anno mille la gente, sapendo che il mondo stava per finire, abbia smesso di lavorare, smesso di fare qualunque cosa: sono tutti andati a rifugiarsi nei monasteri”.

“Carducci scrive questo nel 1868, all'inizio del suo primo discorso sullo svolgimento della letteratura nazionale. La tradizione della letteratura italiana, come tutta la storia del mondo moderno, comincia il primo gennaio dell'anno 1000, quando di scopre che il mondo non è finito e, allora, tutti quanti si rimboccano le mani e si mettono allegramente al lavoro dopo un'epoca che era stata cupa e tenebrosa nell'attesa della fine.”

“Carducci ne parla [...] come di una cosa ovvia: negli ultimi mesi dell'anno 999 le folle singhiozzanti riempivano i chiostri in attesa della fine del mondo”. 

Ma l’idea che la gente nel 999 credesse che il mondo stesse per finire non appartiene solo alla letteratura. Il prof Barbero nel suo intervento cita un libro di storia francese del'Ottocento: “La credenza nella fine del mondo, tutto crogiolava di spavento nell’attesa del giorno fatale. Ogni attività aveva cessato, ogni movimento si era fermato, non c'era più né speranza né futuro, si raddoppiava di fervore religioso ci si ammassava nei conventi, si donavano i propri beni alla Chiesa e da ogni parte si sentiva questo grido lugubre: la fine del mondo si avvicina”.

Per comprendere se davvero è esistita la paura dell’anno Mille nel Medioevo, il prof. Barbero ricorre al metodo storiografico: “Andiamo a vedere i cronisti dell'epoca e vediamo se ci raccontano che all'arrivo dell'anno mille la gente era terrorizzata. Neanche un cronista ne parla”. 

Di cosa parlano allora i documenti del 999? Da quello che si può studiare oggi non c’è niente che indichi che la gente avesse paura dell’anno mille, e il professor Barbero lo dimostra leggendo tre diversi documenti redatti poco prima dell’inizio del secondo millennio.

“Il 31 dicembre 999 Papa Silvestro II concede un diploma di garanzie al monastero di Fulda, grande monastero tedesco, su richiesta dell’abate: in futuro il monastero potrà conservare tutti i suoi privilegi e il Papa non andrà a contestare nessuno dei privilegi del monastero, purché in futuro il monastero si impegni a pagare ogni anno una certa tassa al Papa e purché in futuro ogni abate che viene eletto dai monaci si impegni a chiedere al Papa la conferma della sua elezione”.

Da quanto emerge da questo documento, né il Papa né l’abate credevano che poche ore dopo il mondo sarebbe finito. Il secondo documento del 999 che viene portato dal prof Barbero a dimostrazione del fatto che la paura dell’anno mille non c’è mai stata è un contratto scritto di due fratelli che prendono in affitto delle terre dal Monastero di san Marziano di Tortona.

“In Italia si usava così. Si andava dal notaio e si faceva un contratto scritto. Lo chiamavano il libellus, il libretto: andiamo dal notaio e facciamo il libretto, scriviamo tutto. Allora, noi prendiamo in affitto queste case questi cambi questo prato dal monastero di San Marziano le prendiamo in affitto per la durata di 29 anni”.

L’ultimo documento del 999 analizzato dal professor Barbero parla effettivamente della fine del mondo, ma in un modo abbastanza comune tra gli imperatori:

“Nell'anno 999, il 3 ottobre, l'imperatore Ottone III concede un diploma al monastero di Farfa, garantendo che il monastero sarà sempre libero, che l'imperatore non andrà a pretendere di comandare lì, di stabilire lui chi deve essere l’abate. I monaci sono liberi e queste garanzie l'imperatore le concede al monastero di Farfa in eterno - il 3 ottobre 999 - e aggiunge che lui impegna con questa concessione anche i suoi successori e se qualche Papa o Imperatore nostro successore dovesse mai in futuro violare questo mio impegno se la vedrà insieme a noi quando verrà Cristo a giudicare il mondo nel fuoco”.

Nella società medievale tutti credevano che il mondo sarebbe finito prima o poi, ma credevano anche che non era possibile sapere esattamente quando lo dice la Bibbia, come sottolinea il professor Barbero: “ci sarà la fine del mondo e il Giudizio Universale, quanto al giorno e all’ora però, nessuno lo sa. San Paolo, lettera ai tessalonicesi: il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte, quando diranno pace e sicurezza allora d'improvviso li colpirà la rovina”.

Il professor Barbero ha concluso osservando che la possibilità di sapere quando il mondo sarebbe finito era ritenuta un’eresia dalla Chiesa Cattolica, per cui in una società interamente cristiana è impossibile ipotizzare che un’eresia del genere fosse realmente diffusa come riporta la letteratura e una parte della storiografia moderna.

Questo è il terzo degli articoli estratti dal canale non ufficiale di Alessandro Barbero, curato da Fabrizio Mele e disponibile gratuitamente a questo link di Spotify. Nel canale sono raccolti i podcast degli interventi del professore.

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