Transessuali si nasce o si diventa?

di Francesco D'Ugo, 22 maggio 2018

Nascere maschi nel corpo di una femmina o viceversa è possibile? La soluzione per ritrovare il benessere dell’individuo è necessariamente quella del cambio di sesso? A parlarne è Michael K. Laidlaw, endocrinologo statunitense, in un articolo pubblicato su MercatorNet. 

Nel confrontarsi con un caso che è stato al centro dell’opinione pubblica americana, ovvero quello del libro I am Jazz, la storia di un bambino transgender distribuita in una scuola in California, Laidlaw affronta il tema della disforia di genere e di come, dal punto di vista medico, è più ragionevole affrontarla.

Cos'è la disforia di genere

La disforia di genere, ovvero il disturbo per cui una persona si identifica nel sesso opposto a quello biologico, è riconosciuta come patologia dal DSM-5 ed è una condizione reale. Tuttavia  sostenere che ciò debba essere affrontato esclusivamente con immediate terapie ormonali e operazioni chirurgiche può risultare pericoloso, soprattutto quando questo processo è avviato prima della pubertà. 

Un primo dato interessante che emerge dall’articolo di Laidlaw è che il 90% dei bambini che presenta disforia di genere la perde andando incontro alla pubertà. In uno studio su Endocrine news, citato dall’autore, si dice infatti: “La maggior parte dei bambini con disforia di genere la perde. Solo nel 10-15% dei casi la disforia di genere continua dopo l’infanzia e la pubertà”. Già questo, afferma l’endocrinologo, sarebbe sufficiente per non optare per operazioni e terapie ormonali prima del completo sviluppo. 

Transessuali si nasce? 

Un altro dei punti focali dell’articolo è quello riguardante la possibilità che l’identità di genere sia determinata geneticamente, ovvero se transessuali si nasce. Secondo l'endocrinologo statunitense, questa possibilità è lontana dal diventare una certezza. Questo perché l'identità di genere è influenzata da una molteplicità di fattori, primi fra tutti quelli sociali e psicologici. Il sesso è ovviamente geneticamente identificabile ma qui siamo nel campo del concetto di identità di genere che nel linguaggio moderno è stato scollegato dal concetto di sesso. Di conseguenza la disforia di genere va affrontata tenendo conto di questi fattori e in questo modo può anche essere superata ristabilendo nell’individuo una condizione di benessere.

È il caso, citato sempre da Laidlaw, di Walt Heyer, che dopo aver cambiato sesso per diventare una donna, ha deciso alcuni anni a seguire di “tornare” uomo. Heyner afferma che se i medici si fossero resi prima conto della sua disforia di genere come influenzata da diversi fattori ambientali (soffriva infatti di un disturbo dissociativo, aveva subito abusi sessuali subiti da piccolo, e aveva una storia di abuso di sostanze), avrebbe evitato i rischi e problemi delle pratiche per cambiare sesso. Rischi collegati alla grande invasività delle operazioni (ad esempio nella ricostruzione dei genitali) e al vero e proprio bombardamento di ormoni a cui ci si sottopone. 

Transgender e depressione

Abbiamo detto che uno dei fattori che maggiormente può influenzare questa condizione è quello psicologico. Infatti risulta che il 70% delle persone con disforia di genere soffre anche o ha sofferto di patologie mentali come depressione, ansia, disturbo bipolare e disturbo dissociativo. Ciò viene confermato anche da uno studio svedese, nel quale si afferma che il rischio di suicidio nei transessuali, è di 8 volte superiore al resto della popolazione.

Tirando le somme dunque la disforia di genere è una condizione a cui molte persone vanno incontro nel corso della loro crescita. Una soluzione che miri al vero benessere dell’individuo, conclude Micheal Laidlaw, dovrebbe scartare la possibilità di interventi rischiosi e invece concentrarsi sui fattori che davvero ne influenzano l’insorgenza. 

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