Chi era veramente Ipazia di Alessandria, la filosofa che venne brutalmente uccisa nel 415 d.C. in circostanze non del tutto chiare agli storici? Si tratta di una martire del libero pensiero scientifico oppure di una femminista ante litteram? Si può dire, poi, che Ipazia sia stata vittima dell’odio e dell’intolleranza dei cristiani del tempo, come molti nel tempo hanno suggerito? Vediamo di chiarire, alla luce delle fonti oggi in nostro possesso (per questo ringraziamo l’utilissima analisi e ricerca degli autori del blog Storia delle Idee), la vera storia di questa particolare figura storica.
Come si può vedere anche nel film-colossal Agorà (2009), è piuttosto diffusa l’idea che la filosofa di Alessandria sia stata vittima del bieco oscurantismo religioso; basta una ricerca su Google per trovare diversi contributi con questa interpretazione (qui un paio di esempi: 1. e 2.). Ma un’analisi più approfondita delle fonti ci permette di vedere come questa sia una lettura superficiale e che si serve di categorie di pensiero contemporanee per interpretare eventi della tardo-antichità i cui protagonisti pensavano in modo molto distante dal nostro. Vediamo come sono andate, più probabilmente, le cose.
La vera storia di Ipazia
È importante partire dal fatto che di Ipazia si sa molto poco, essendo le fonti sul suo conto scarse, costituite da brevi stralci e in alcuni casi discordanti. Nonostante ciò alcuni fatti si possono affermare con più certezza di altri: quasi tutte le fonti concordano, ad esempio, sul fatto che Ipazia fosse una filosofa pagana molto nota e stimata, figlia del filosofo Teone, che ha vissuto ad Alessandria a cavallo tra il IV e il V secolo d.C. (periodo in cui la religione cristiana si era ormai affermata da tempo nell’Impero romano), poi brutalmente uccisa in un momento in cui la sua città viveva frequenti episodi di violenza e tumulti di popolo.
Il grafico in alto, pubblicato dal portale Donne nella Scienza, mostra cosa riportano le varie fonti su Ipazia di Alessandria.
Alessandria: una città divisa
Nello specifico, la cornice in cui avviene l’omicidio di Ipazia è quello di una città divisa tra l’autorità del prefetto imperiale Oreste e quella del vescovo Cirillo, i quali si contendevano l’influenza su Alessandria. A riportarlo Socrate Scolastico nel VII libro della sua Storia ecclesiastica (qui disponibile in un pdf in inglese). Ipazia, come riporta ancora Socrate, oltre che una stimata studiosa era, per Oreste, anche una persona di fiducia. Tra Oreste e Cirillo l’inimicizia era inoltre inasprita per via di alcuni episodi, anche violenti, avvenuti in precedenza. L'assassinio di Ipazia potrebbe rientrare in uno di questi.
Qui occorre una precisazione: sia Oreste che, ovviamente, il vescovo Cirillo erano cristiani. Cade subito, allora, l’ipotesi che si sia trattato di un’uccisione a sfondo religioso, dal momento che si inserisce nel contesto di una contesa prettamente politica.
La morte di Ipazia
Sulle modalità esatte della morte, sui mandanti dell’omicidio e sulle motivazioni gli storici dell’epoca presentano versioni discordanti. Ma anche qui, sempre grazie all’aiuto degli autori di Storia delle Idee, possiamo fare un po’ di chiarezza.
Come abbiamo detto, Ipazia, doveva nutrire maggiori simpatie più verso Oreste che verso Cirillo e, in questo contesto, in giorni di particolare tensione dovuti ad alcuni episodi che avevano inasprito la situazione (Cirillo aveva fatto celebrare come martire un monaco, Ammonio, giustiziato da Oreste con l’accusa di aver aggredito il prefetto) si è giunti fino alla tragica morte della filosofa.
Per le fonti coeve ai fatti, tra le quali spicca la versione di Socrate Scolastico, il responsabile non viene mai identificato direttamente con Cirillo, ma ci si riferisce a un certo Pietro il lettore che, alla guida di un gruppo di alessandrini cristiani dalla parte di Cirillo, avrebbe di fatto aggredito e ucciso Ipazia. Fonti più tarde, tra cui Damascio, uno degli ultimi filosofi pagani del VI secolo, identificano invece in Cirillo il diretto mandante dell’omicidio: infatti il vescovo avrebbe nutrito per lei invidia, derivante dalla sua influenza e dalla sua conoscenza.
Ma, come Storia delle Idee sottolinea, non si capisce perché il vescovo di Alessandria, che già poteva contare su un largo seguito (era riuscito, contro il parere di Oreste e con il supporto dei suoi, a far cacciare dalla città degli ebrei responsabili di aver trucidato alcuni fedeli cristiani) dovesse essere invidioso dell’influenza di Ipazia, che per quanto nota e apprezzata non poteva aspirare a tanto. Per questo il coinvolgimento diretto di Cirillo sembra ancora dubbio. Quel che è certo, però, è, fatto su cui le fonti concordano, che un gruppo di cittadini di fede cristiana – fatto che non basta di per sé, dato il contesto, a giustificare la tesi dell’omicidio religioso – ne abbia provocato la morte, in modo violento. Mai nominate in nessuna fonte, poi, sono le motivazioni religiose.
Né martire, né femminista: l’Ipazia storica
In definitiva non furono né le idee di Ipazia, non particolarmente nuove per i tempi né note per originalità (per quello che ne sappiamo ha scritto solo commentari), né tanto meno l’oscurantismo dei cristiani verso la sua scienza a provocarne la morte. Financo il suo essere donna non sembra aver giocato alcun ruolo: per quanto fosse un’eventualità non frequentissima, non era stata la prima donna filosofa del mondo antico (ricordiamo per esempio Aspasia di Mileto, l’etera amante di Pericle, vissuta circa 800 anni prima di Ipazia) e non risulta in nessuna fonte che questo costituisse un problema per gli alessandrini.
Con ogni probabilità, invece, Ipazia è stata una delle vittime di uno scontro avvenuto sul piano politico, essendo lei una dei personaggi più in vista della città e dalla parte del prefetto Oreste. Scontro politico in cui né la fede, né particolari idee scientifiche (allora il confine tra scienza, filosofia e religione era oltretutto molto meno marcato di oggi) hanno giocato alcun ruolo.
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