Gender, oltre l'ideologia riappropriamoci del genere

31 luglio 2015

Sulla “questione del gender” non serve una battaglia ideologica ma un percorso culturale. Lo spiega Chiara Giaccardi, professoressa di Sociologia dei Media all’Università Cattolica, in un articolo di Avvenire.

Il punto fondamentale del discorso è che su questo tema la divisione in due fazioni contrapposte non porta a risultati concreti dal punto di vista culturale, è necessario uscire dalla forma attuale del dibattito, impantanato nello scontro ideologico. 

Il primo passo dovrebbe essere, allora, riconoscere la natura tutt’altro che univoca dei cosiddetti gender studies per rendersi conto che importanza e ruolo essi hanno avuto nel secolo scorso: sono innegabili, infatti, i risultati in termini di giustizia sociale a cui hanno portato in passato. E ne possono portare ancora dal momento che i temi legati alle differenze di genere sono del tutto attuali e per nulla esauriti: basti pensare che ancora oggi le donne vengono pagate meno degli uomini e in alcuni Paesi non possono accedere all’istruzione o anche banalmente avere la patente per l’auto. 

Quando si parla di studi di genere dunque, bisogna fare una distinzione tra una versione essenzialista, comune ai primi gender studies  femministi, e una versione culturalista-costruttivista, più diffusa attualmente, ovvero quella che insiste sul fatto che il genere sia esclusivamente una costruzione sociale: con questa se la prendono maggiormente gli attivisti no-gender. 

«Riappropriamoci del genere» sostiene la Giaccardi perché di gender «non solo si può, ma si deve parlare» tenendo conto del fatto che l’uomo non è una tabula rasa neutra, definita in un secondo momento da costrutti culturali, né solo definito una volta per tutte dalla biologia al momento della nascita. «Uomini e donne si nasce e si diventa», scrive l’autrice, il contesto conta eccome, così come conta la biologia e non ci si può fossilizzare su uno solo dei due aspetti.

E’ necessario dunque sviluppare un dibattito nuovo, basato sulla «consapevolezza che non siamo mai liberi dai condizionamenti culturali» ma che al tempo stesso «abbiamo la capacità di non esserne completamente succubi». L’identità di genere nasce dall’incontro delle differenze e si costruisce nella relazione con altri concreti. Una riflessione, quindi, sulla libertà e su che cosa significa essere umani oggi a cui l’antropologia cristiana può portare un prezioso contributo.

Qui l’articolo completo: Gender, non solo ideologia. Riappropriamoci del genere

Se ti è piaciuto l'articolo condividilo su Facebook  e  Twitter, sostieni Documentazione.info