Nascite, i numeri continuano a scendere

Di Gianluigi Marsibilio e Raffaele Buscemi, 13 giugno 2017

Nel 2016 è scomparsa una città grande come Caserta. E' quanto risulta se si fa la somma algebrica tra nati e morti in Italia. Tutti i numeri sulle nascite in calo e sulla mortalità nel nostro Paese indicano sempre più un futuro (non più tanto) distopico come quello raccontato nel film "Children of men".

Di questo passo nel 2035 avremo solamente 500mila 18enni in un paese che avrà abbondantemente superato l'età media di 45 anni.

L'Italia ha adesso 60.589.445 abitanti con un 8,3% di residenti stranieri e una diminuzione complessiva delle nascite, in continuo trend negativo dal 2008, che registra per il secondo anno meno di mezzo milione di nati. La fotografia emerge dal Bilancio Demografico Nazionale dell’ISTAT che analizza i dati dell’anno 2016 alla luce di arrivi, partenze, nascite, migrazioni e popolazione straniera residente sul suolo della nostra penisola.

Sempre meno nati
Meno 12.342 nascite rispetto al 2015 e meno 100.000 solo negli ultimi otto anni, l’ISTAT  suggerisce nello studio una: “Concomitanza tra la crisi economica e la diminuzione delle nascite, ravvisabile in quasi tutti i paesi europei”, tuttavia fino al 2008 la situazione rimaneva stabile grazie alle donne straniere, che oggi danno alla luce il 14,7% del totale dei nati. Dal 2012 è andata in rosso anche la cifra di bambini stranieri nati in Italia, si sono infatti persi oltre 10.000 nati. All’inizio del nuovo millennio i grandi flussi di donne provenienti da altri paesi aveva portato ad un vero boom, che aveva alzato l’incidenza di nati stranieri dal 4,8% al 14,9% nel giro di pochissimi anni. 

Di quanto è scesa la natalità in Italia
Nel 1926 la media di figlio per donna in Italia era 3,51, diventata 2,34 nel 1952 e ancora sopra il due (2,11) nel 1976. È da allora che si comincia ad andare sotto la soglia della riproduzione paritaria (due figli che nascono da due genitori). E nel 2015 abbiamo questo record: 1,35 figli per donna. La cifra più bassa del vecchio continente.

Perché continuano a calare le nascite
Il ragionamento è articolato. Da una parte mancano gli aiuti di Stato alle famiglie numerose e una fiscalità più a misura di famiglia che in altri paesi hanno aiutato a controbilanciare il crollo. Dall'altra il presidente dell'Istat riporta che: «Tutti i tempi si sono spostati in avanti e i tassi di fertilità ne risentono». In effetti a guardare la ricerca si vede come dal ‘76 l’età del primo figlio si è alzata dai 24,7 anni ai 30,8. Ma c’è altro. Alleva parla della «cultura del free child» che qui non abbiamo ancora studiato con basi scientifiche, ma che ci circonda e si diffonde nel nostro quotidiano: «È un fenomeno che si sta studiando a livello internazionale e che da noi si sta sviluppando. Donne che non hanno intenzione di mettere al mondo figli, semplicemente perché preferiscono fare altro, non avere legami».

I nuovi italiani e flussi migratori
I nuovi iscritti in anagrafe sono sempre stati una fucina, demograficamente parlando, del nostro paese: nel 2016 circa 300 mila cittadini sono entrati nei nostri uffici comunali a registrarsi, in questi casi l’87,4% è straniero, gli italiani che rientrano nel nostro Paese sono oltre 35.0000 e sono in crescita di 8.000 unità rispetto al 2015. Legato a questo discorso c’è il tema della cittadinanza:  il numero dei documenti per l’ottenuta cittadinanza rilasciati aumentano sempre di più e permettono, nel 2016, di avere oltre 200 mila nuovi italiani.

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