Le vere sfide della Chiesa

di Giovanni Vassallo, 7 marzo 2013

In questi giorni si parla molto di quali siano le sfide della Chiesa, e si dà molto spazio ai Vatileaks e al problema della pedofilia, come se fossero gli unici o i principali argomenti. Ma sono veramente queste le uniche sfide della Chiesa?

Cerchiamo qui di sintetizzare alcuni dati sulla condizione della Chiesa nelle varie parti del mondo.

Nell’ottobre 2012 l’Agenzia Fides ha offerto alcuni dati tratti dall’ultimo “Annuario Statistico della Chiesa” disponibile (dicembre 2010) per avere un quadro complessivo della Chiesa nel mondo. Dal rapporto risulta che il numero dei cattolici alla fine del 2010 era di 1.195.671.000 unità, circa 15 milioni in più rispetto all’anno precedente.

Il secolarismo in occidente e lo sviluppo negli altri paesi

L’Europa è il continente con il più alto numero di cardinali elettori (60) ma anche quello in cui da anni si registra una continua diminuzione di vocazioni che riflette la grave crisi demografica che da tempo affligge il continente.
Nell’Annuario si legge che il numero dei nuovi sacerdoti rispetto al 2009 in Europa è sceso di 905 unità, mentre in Africa è cresciuto di 761, in America di 40, in Asia di 1.695 e in Oceania di 52.
I seminaristi sono diminuiti in Europa (- 1.488), in America (-1.004) e Oceania (-57), mentre crescono in Africa (+965) e Asia (+913). Pertanto per tenere in piedi le strutture ecclesiali, l’Europa ha bisogno di sacerdoti e religiosi provenienti dagli altri continenti.
Inoltre l’età media del clero e dei religiosi in Europa è molto alta: per ogni sacerdote sotto i trent’anni ci sono dieci sacerdoti sopra i settant’anni.
Tuttavia in diversi paesi europei si registra spesso un aumento della richiesta di formazione religiosa, di cui abbiamo già parlato.
E comunque il numero di cattolici in Occidente resta elevato: i dati dell’Ufficio Centrale di Statistica della Santa Sede risalenti al 2009 erano questi:

  • Stati Uniti: 67,7 milioni 

  • Italia: 56,9 milioni 

  • Francia: 46,6 milioni 

  • Spagna: 41,8 milioni 

  • Polonia: 36,7 milioni 


L’America Latina e le sue sfide interne

In un articolo del 2009 Giuseppe De Carli riportava i dati raccolti dall’Ufficio Centrale di Statistica della Santa Sede, secondo il quale tra i Paesi con la piu’ alta densita’ di cattolici c’era il Brasile, al primo posto, con 159,7 milioni di cattolici. Quando Benedetto XVI si è recato In Brasile, nel maggio del 2007, partecipò a un incontro con i giovani di quel paese al quale erano presenti 170.000 persone.
L’America Latina è un continente di cruciale importanza per il futuro del cattolicesimo, ma presenta numerose sfide interne dovute per esempio al fatto che la fede cattolica è stata spesso strumentalizzata negli ultimi anni dai leader della sinistra populista che, pur professando la propria appartenenza al messaggio cristiano, hanno dimostrato in taluni casi ostilità alle gerarchie ecclesiastiche nazionali (vedi i casi di Hugo Chávez in Venezuela e Rafael Correa in Ecuador). Un’altra grande sfida è rappresentata dalle profonde trasformazioni sociali che da 10 anni stanno cambiando i paesi del Sud America: l’emancipazione dalla povertà per milioni di individui sembra sempre più spesso andare di pari passo con l’adesione alla fede evangelica, che considera la ricchezza come un segnale di “predestinazione”.

L’Africa polmone spirituale dell’umanità

Nel continente africano il numero dei cattolici è in costante e forte crescita, dal 2009 al 2010 si è registrato un aumento di 6.140.000 unità. Inoltre sul territorio africano la Chiesa gestisce numerosi istituti di beneficenza e assistenza: tra i quali 1.150 ospedali, 5.312 dispensari, 198 lebbrosari;
Recentemente il cardinal Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, l’ha definito il “polmone spirituale dell’umanità”.
Come ha segnalato Korazym la situazione della Chiesa in Africa è strettamente collegata ai problemi che soffre questo continente. Negli ultimi 15 anni ci sono stati: colpi di Stato in Guinea Bissau e in Mali; violenza nel Nord del Mali, con la richiesta di indipendenza tuareg; una quasi dichiarazione di guerra tra i governi di Khartoum e Juba (Sudan e Sud Sudan) dopo appena un anno dalla proclamazione di indipendenza del Sud Sudan; il Congo, che vive una situazione di emergenza umanitaria; la Nigeria che è soggetta a Nord alle violenze di Boko Haram e a Sud ai ribelli del delta del Niger, con i quali si raggiunse un difficile e fragile accordo nel 2009.
Secondo il Sipri, istituto svedese che si dedica alla ricerca in materia di conflitti e produzione delle armi, la spesa militare in Africa è cresciuta dell’8,6%. Ma esistono anche paesi africani pacificati che rappresentano un’altra faccia del continente: il Senegal, il Ghana, il Sudafrica, il Botswana, e il Benin.

L’esplosione della fede in Asia

La vera sorpresa della Chiesa di oggi, dove sono più alti i margini di miglioramento, è l’Asia. Solo nelle Filippine ci sono 71,9 milioni di cattolici. L’Asia è il continente dove vive più della metà della popolazione mondiale con una percentuale di giovani che è la più alta al mondo e con prospettive di sviluppo enormi. Pur essendo i cattolici solo il 3% della popolazione, i numeri dicono che l’Asia è il continente dove la Chiesa cresce di più e con ritmi e prospettive sempre più ampie.
Come abbiamo fatto notare qualche tempo fa in Corea i cattolici sono oggi il 10% e nel 2020 arriveranno al 20%, e un segno della vitalità della Chiesa in questo paese sono i numeri del clero: ci sono 4.455 sacerdoti coreani e 166 stranieri; 34 vescovi, e un cardinale e il 69% dei preti coreani ha tra i 23 e i 40 anni, mentre 1.587 sono i candidati al sacerdozio nei sette seminari del paese. (Per i dati della Corea vedi qui).
Uno spaccato della situazione del continente è emerso dalla riunione della Federazione della Conferenze episcopali asiatiche (Fabc), svoltasi per la prima volta in Vietnam, dal 10 al 16 dicembre 2012, a cui hanno partecpato 100 delegati di 19 Conferenze episcopali. Avvenire ha riportato alcuni dei bilanci di quell’incontro: secondo il presidente della Conferenza episcopale del Bangladesh, Patrick D’Rozario, la nuova evangelizzazione in Asia parte dalla consapevolezza che ci troviamo in una cultura sempre più secolarizzata ma anche di fronte a un forte e «silenzioso» bisogno di spiritualità.
Il card. Telesphore Toppo, presidente della Conferenza episcopale indiana, ha segnalato le priorità della Chiesa in Asia Meridionale: la promozione della fede attraverso il dialogo interreligioso e l’inculturazione; l’assunzione di un ruolo profetico verso contraccezione, aborto ed eutanasia; evangelizzare preservando le identità culturali locali e attenzione pastorale alle popolazioni tribali e indigene.
Anche per i rappresentanti delle conferenze episcopali thailandese e giapponese il dialogo interreligioso è il «perfetto strumento per la nuova evangelizzazione». Altri hanno invece indicato come fondamentale «l’evangelizzazione degli evangelizzati», la formazione cioè del clero e dei religiosi e la promozione delle vocazioni.

Le persecuzioni contro i cristiani

Un tema molto delicato della Chiesa di oggi è costituito dalle persecuzioni dei cristiani, ancora molto presenti in alcuni paesi del mondo.
Secondo il Rapporto World Watch List 2013, riportato da La Stampa, appena pubblicato da Porte Aperte che monitora ogni anno la libertà di culto all’interno della famiglia, nella comunità, nella chiesa e nella vita pubblica, la Corea del Nord è da 11 anni il primo tra i 50 Paesi più feroci nella persecuzione dei cristiani. La Juche, ideologia imposta da Kim II-Sung, che dal 1953 educa le coscienze all’individualismo massimalista e al culto del Caro Leader, continua a detenere in campi di lavoro forzato tra i 50 e i 70 mila cristiani.
Tra i paesi in cui la persecuzione dei cristiani è in aumento ci sono, oltre la Corea del Nord, l’Arabia Saudita, l’Afghanistan, l’Iraq, la Somalia, le Maldive, il Mali, l’Iran, lo Yemen e l’Eritrea: 8 di questi sono paesi a maggioranza musulmana. 
L’Islam è, infatti, la religione dominante nella regione del Medio Oriente dove almeno 20 dei 356 milioni di abitanti sono cristiani.
Anche in India (ne abbiamo già parlato qui) è lunghissima la lista delle violenze anticristiane commesse dai nazionalisti indù: 170 attacchi di grave o media entità nel solo 2011 secondo il Global Council of Indian Christians (GCIC). Zenit ha segnalato che “in Stati come Karnataka, Rajasthan, Gujarat, Madhya Pradesh and Chhattisgarh vengono commesse ogni anno circa mille violenze contro i cristiani”.