Demografia in Giappone: quando una nazione si rassegna all'estinzione

di Raffaele Buscemi, 14 gennaio 2019

Dal 1982 i dati delle nascite giapponesi sono sempre meno confortanti. La demografia giapponese non ha mai registrato un così basso numero di nascite da quando questo dato viene registrato (cioè dai primi dell'800). Il problema è che la vita è cara e complicata: avere figli, tra tasse e lavoro, è considerato un privilegio. Suona familiare?

Il declino delle nascite del Giappone è un problema di vecchia data, sempre più grave e sempre più discusso. Peggio del Sol Levante fa solo Singapore, ma è una magra consolazione: i cittadini sono ormai consapevoli (lo danno per acquisito) che, nel giro di qualche decina di anni, saranno pochi, vecchi e perlopiù maschi.

Secondo le analisi del ministero degli Interni giapponese, al momento ci sono solo 15,53 milioni di giovani sotto i 15 anni. Meno del 2017, in cui si arrivava a 15,7. Va così dal 1982, quando le nascite si sono fermate e hanno cambiato verso. Qualche eccezione (Tokyo, Okinawa) c’è, ma il quadro è fosco. I giapponesi si stanno estinguendo e, a quanto pare, non esiste alcuna soluzione per impedirlo.

Il governo stima che entro la fine di quest’anno saranno nati 921mila bambini, circa 25mila in meno rispetto al 2017: il numero più basso mai registrato da quando sono iniziate rilevazioni più complete sulle nascite nel 1899. Da tre anni il numero di nuovi nati è inferiore al milione.

La riduzione della popolazione diventa evidente se si confronta il numero delle nascite con quello dei morti, che solo quest’anno è stato di 1,37 milioni. La riduzione in termini assoluti quest’anno è stata quindi di 448mila persone, la più alta mai registrata in Giappone che conta circa 126 milioni di abitanti. In pratica è come se fosse scomparsa una città grande quasi quanto Palermo. E come se scomparisse ogni anno. 

Il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, ha commentato i dati definendoli una “crisi nazionale” e si è ripromesso di adottare nuove politiche per contrastare la riduzione dei nuovi nati. In precedenza il governo si era prefissato l’obiettivo di alzare il tasso di natalità portandolo all’1,8 per cento entro aprile del 2026 (il tasso di natalità è il rapporto tra le nascite in un certo periodo di tempo e la popolazione media nello stesso periodo). L’attuale tasso è pari all’1,43 per cento e sembra improbabile che possa essere raggiunto l’obiettivo fissato dal governo, comunque insufficiente per mantenere la popolazione stabile.

La società giapponese è tradizionalmente molto chiusa: oltre il 98 per cento della popolazione è di origini giapponesi e sono pochi gli immigrati che riescono a integrarsi, soprattutto nelle grandi città. Il governo ha nei piani nuovi incentivi per incrementare il numero di residenti provenienti dall’estero, in modo da ridurre il problema della natalità e mantenere l’occupazione.

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