Cosa pensano i Papi di Lutero e della riforma protestante

di Matteo Casarosa, 27 ottobre 2016

In occasione del viaggio di Papa Francesco in Svezia, che avverrà dal 31 ottobre al 1 novembre, e del relativo incontro ecumenico per ricordare il cinquecentenario della Riforma abbiamo pensato di raccogliere alcune delle parole più rilevanti pronunciate dagli ultimi due papi riguardo proprio alla questione ecumenica e alla persona di Lutero. 

Benedetto XVI

Udienza generale 4 febbraio 2009: "Il martirio e l'eredità di San Paolo"

Il momento decisivo nella vita di Lutero, fu il cosiddetto «Turmerlebnis» (forse 1517), nel quale in un attimo egli trovò una nuova interpretazione della dottrina paolina della giustificazione. Una interpretazione che lo liberò dagli scrupoli e dalle ansie della sua vita precedente e gli diede una nuova, radicale fiducia nella bontà di Dio che perdona tutto senza condizione. Da quel momento Lutero identificò il legalismo giudeo-cristiano, condannato dall'Apostolo, con l'ordine di vita della Chiesa cattolica. E la Chiesa gli apparve quindi come espressione della schiavitù della legge alla quale oppose la libertà del Vangelo. Il Concilio di Trento (1545 - 1563) interpretò in modo profondo la questione della giustificazione e trovò nella linea di tutta la tradizione cattolica la vera sintesi tra Legge e Vangelo, in conformità col messaggio della Sacra Scrittura letta nella sua totalità e unità.

Padre Lombardi: Grazie e ancora un’ultima domanda. Santo Padre, Lei visiterà a Erfurt l’antico convento del riformatore, Martin Luther. I cristiani evangelici, e i cattolici in dialogo con loro, si stanno preparando a commemorare il quinto centenario della Riforma. Con quale messaggio, con quali pensieri Lei si prepara all’incontro? Il suo viaggio deve essere visto anche come un gesto fraterno nei confronti dei fratelli e sorelle separati da Roma?

Santo Padre: Quando ho accettato l’invito a questo viaggio era per me evidente che l’ecumenismo con i nostri amici evangelici dovesse essere un punto forte, un punto centrale di questo viaggio. Noi viviamo in un tempo di secolarismo, come già detto, dove i cristiani insieme hanno la missione di rendere presente il messaggio di Dio, il messaggio di Cristo, di rendere possibile credere, andare avanti con queste grandi idee, verità. E perciò il mettersi insieme, tra cattolici ed evangelici, è un elemento fondamentale per il nostro tempo, anche se istituzionalmente non siamo perfettamente uniti, anche se rimangono problemi, anche grandi problemi, nel fondamento della fede in Cristo, in Dio trinitario e nell’uomo come immagine di Dio, siamo uniti, e questo mostrare al mondo e approfondire questa unità è essenziale in questo momento storico. Perciò sono molto grato ai nostri amici, fratelli e sorelle protestanti, che hanno reso possibile un segno molto significativo: l’incontro nel monastero dove Lutero ha iniziato il suo cammino teologico, la preghiera nella chiesa dove è stato ordinato sacerdote e il parlare insieme sulla nostra responsabilità di cristiani in questo tempo. Sono molto felice di poter mostrare così questa unità fondamentale, che siamo fratelli e sorelle e lavoriamo insieme per il bene dell’umanità, annunciando il lieto messaggio di Cristo, del Dio che ha un volto umano e che parla con noi.

Incontro con i rappresentanti del consiglio della "Chiesa Evangelica in Germania"

Per me, come Vescovo di Roma, è un momento di profonda emozione incontrarvi qui, nell’antico convento agostiniano di Erfurt. Abbiamo appena sentito che qui Lutero ha studiato teologia. Qui ha celebrato la sua prima Messa. Contro il desiderio del padre, egli non continuò gli studi di giurisprudenza, ma studiò teologia e si incamminò verso il sacerdozio nell’Ordine di sant’Agostino. E in questo cammino non gli interessava questo o quello. Ciò che non gli dava pace era la questione su Dio, che fu la passione profonda e la molla della sua vita e dell’intero suo cammino. “Come posso avere un Dio misericordioso?”: questa domanda gli penetrava nel cuore e stava dietro ogni sua ricerca teologica e ogni lotta interiore. Per Lutero la teologia non era una questione accademica, ma la lotta interiore con se stesso, e questo, poi, era una lotta riguardo a Dio e con Dio.

“Come posso avere un Dio misericordioso?”. Che questa domanda sia stata la forza motrice di tutto il suo cammino mi colpisce sempre nuovamente nel cuore. Chi, infatti, si oggi si preoccupa ancora di questo, anche tra i cristiani? Che cosa significa la questione su Dio nella nostra vita? Nel nostro annuncio? La maggior parte della gente, anche dei cristiani, oggi dà per scontato che Dio, in ultima analisi, non si interessa dei nostri peccati e delle nostre virtù. Egli sa, appunto, che tutti siamo soltanto carne. Se si crede ancora in un al di là e in un giudizio di Dio, allora quasi tutti presupponiamo in pratica che Dio debba essere generoso e, alla fine, nella sua misericordia, ignorerà le nostre piccole mancanze. La questione non ci preoccupa più. Ma sono veramente così piccole le nostre mancanze? Non viene forse devastato il mondo a causa della corruzione dei grandi, ma anche dei piccoli, che pensano soltanto al proprio tornaconto? Non viene forse devastato a causa del potere della droga, che vive, da una parte, della brama di vita e di denaro e, dall’altra, dell’avidità di piacere delle persone dedite ad essa? Non è forse minacciato dalla crescente disposizione alla violenza che, non di rado, si maschera con l’apparenza della religiosità? La fame e la povertà potrebbero devastare a tal punto intere parti del mondo se in noi l’amore di Dio e, a partire da Lui, l’amore per il prossimo, per le creature di Dio, gli uomini, fosse più vivo? E le domande in questo senso potrebbero continuare. No, il male non è un’inezia. Esso non potrebbe essere così potente se noi mettessimo Dio veramente al centro della nostra vita. La domanda: Qual è la posizione di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio? – questa scottante domanda di Lutero deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda, non accademica, ma concreta. Penso che questo sia il primo appello che dovremmo sentire nell’incontro con Martin Lutero.

Giovanni Paolo II

Discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti a un convegno internazionali di studi su Martin Lutero.


“Siate i benvenuti! Nel rivolgervi un cordiale saluto, sono lieto di esprimervi il mio compiacimento per questo convegno internazionale di studio, che ben si inserisce tra le iniziative culturali promosse in occasione del V centenario della nascita di Martin Lutero. La ricorrenza, ampiamente celebrata in varie parti del mondo, ha offerto l’opportunità di una riflessione serena sulle complesse vicende del passato e ha aperto prospettive confortanti per il futuro.[...] Molti cristiani, come anche circoli ecclesiali, nell’anno del quinto centenario della nascita di Lutero, per vie molteplici e iniziative varie, si sono trovati coinvolti nello sforzo di regolare un conto del passato ancora aperto, desiderando di affrettare i tempi della ricomposizione di quell’unità piena, per la quale il Salvatore pregò nel corso dell’ultima cena. Molti nostri contemporanei hanno utilizzato quest’occasione per un ripensamento, in spirito di amore cristiano serenamente aperto alla verità, degli eventi fatali e colmi di storia dell’epoca della Riforma. […] Oggi si risveglia fra i cristiani d’Europa una coscienza nuova, della loro specifica responsabilità nella costruzione di un’Europa unita, che tragga ispirazione ed energia da quella tradizione cristiana che unisce tutti i suoi popoli. Non si deve dimenticare - e tanto meno rinnegare - che la vita di questi popoli, al Nord come al Sud, all’Est come all’Ovest, è obiettivamente radicata in valori cristiani: e questi comuni valori cristiani possono ridare loro la consapevolezza di appartenere ad un’unica famiglia di popoli.“

Messaggio di Giovanni Paolo II al cardinale Willebrands, presidente del segretariato per l'unione dei cristiani.

“Il 10 novembre 1983 ricorre il 500° anniversario della nascita del dottor Martin Lutero da Eisleben. In questa occasione numerosi cristiani, specialmente di confessione evangelico-luterana, ricordano quel teologo che, alla soglia del tempo moderno, ha contribuito in modo sostanziale al radicale cambiamento della realtà ecclesiale e sacrale dell’Occidente. Il nostro mondo fa ancora oggi l’esperienza del suo grande impatto sulla storia. […] note personalità e istituzioni della cristianità luterana hanno indicato l’opportunità che l’anno dedicato a Lutero sia improntato a un genuino spirito ecumenico e che il discorso su Lutero contribuisca all’unità dei cristiani. Accolgo con soddisfazione questa intenzione e vi scorgo un invito fraterno per giungere insieme a un’approfondita e più completa visione degli avvenimenti storici e a una riflessione critica sulla molteplice eredità di Lutero.“

Incontro di Giovanni Paolo II con i vescovi luterani di Danimarca.

“Con immensa gratitudine ho accettato l’invito fattomi dal Vescovo Wiberg e dagli altri Vescovi della Chiesa luterana danese di partecipare ad una funzione serale qui nel duomo di Roskilde e ad un incontro in un luogo così ricco di tradizione. Il duomo di Roskilde, carico di ricordi storici del popolo danese tra i quali spiccano la chiesa e la reggia, riporta alla nostra memoria un secolo che fu caratterizzato, più di cinquecento anni fa, da una solida unità del cristianesimo e nel quale anche la Chiesa di Danimarca viveva in piena unità con il Vescovo di Roma. Ma questa casa di Dio ci ricorda anche che, a metà di quel secolo, avvenne una frattura tra i cristiani della riforma e la Chiesa cattolico-romana.[...] esistono ancora, in tempi di dialogo ecumenico, dei grandi ostacoli. Molti ne individuano uno nella persona di Martin Lutero e nella condanna di alcuni suoi insegnamenti che la Chiesa cattolica aveva in quei tempi pronunciato. I risultati della sua scomunica hanno prodotto ferite profonde che, ancora, dopo più di quattrocentocinquant’anni non si sono rimarginate e che non possono esser sanate attraverso un atto giuridico. Dopo che la Chiesa cattolica ha compreso che la scomunica ha fine con la morte di ogni uomo questo tipo di provvedimenti sono visti come misure nei confronti di qualcuno finché è in vita. ”

Incontro con i rappresentanti delle chiese evangeliche e del gruppo di lavoro delle chiese cristiane in Germania.

“Vi ringrazio di cuore per avere accettato l’invito a prendere parte a questo incontro. Quest’anno celebriamo il 450° anniversario della morte di Martin Lutero. Dopo secoli di dolorosa estraneità e di discussione, il suo ricordo ci permette oggi di riconoscere più chiaramente l’alta importanza della sua richiesta di una teologia vicina alle Sacre Scritture e della sua volontà di un rinnovamento spirituale della Chiesa. Il suo straordinario contributo allo sviluppo della lingua tedesca e la sua eredità culturale sono fuori discussione. La sua attenzione per la Parola di Dio e la sua risolutezza a percorrere il cammino di fede riconosciuto come giusto, non fanno tuttavia certamente ignorare i suoi limiti personali e altrettanto poco il fatto che i problemi fondamentali nel rapporto fra fede, Scrittura e Tradizione e Chiesa, così come li ha visti Lutero, fino ad oggi non sono stati ancora sufficientemente chiariti.”

Udienza generale, Mercoledì 26 novembre 1980

“ Camminando sulle grandi rotte della storia, arriviamo al sedicesimo secolo, all’apparire di Martin Lutero e ai tempi della Riforma. Appunto nell’anno corrente si compiono 450 anni dalla data, a cui si collega la famosa "confessio augustana" (1530). E benché gli sforzi intrapresi allora per mantenere l’unità della Chiesa non abbiano portato gli attesi risultati, tuttavia l’anniversario della "confessio augustana" è diventato per me un motivo particolare, per essere presente, proprio in quest’anno, nella patria della Riforma e cercare l’occasione per l’incontro con i rappresentanti della Chiesa Evangelica Tedesca (EKD), e delle altre chiese e comunità cristiane, con le quali la Chiesa cattolica sta in rapporto di cooperazione ecumenica. Ritengo come particolarmente importante l’incontro con i rappresentanti della chiesa evangelica tedesca a motivo delle circostanze storiche sopraindicate, ed evidentemente anche a motivo dell’ulteriore sviluppo di tutta l’azione da svolgere per l’unione dei cristiani, nella quale tutti noi vediamo la volontà di nostro Signore. “

Segnaliamo infineanche una fonte d'epoca in lingua inglese che commenta uno dei discorsi precedentemente citati (http://www.nytimes.com/1983/11/06/world/pope-praises-luther-in-an-appeal-for-unity-on-protest-anniversary.html ), un commento di Mark Brumley, presidente di Ignesus Press su un altro intervento di Papa Benedetto XVI (http://www.catholicworldreport.com/Blog/939/the_pope_martin_luther_and_our_time.aspx ).  

 

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