Rapporto Caritas sulla Povertà: i divorziati sono i nuovi poveri

di Raffaele Buscemi, 3 aprile 2014

In Italia cambia il quadro delle persone che chiedono aiuto a Caritas. Se fino a qualche anno fa si trattava per lo più di immigrati e anziani oggi la povertà arriva dopo la rottura dei rapporti coniugali, visto che il 66,1% dei separati che si rivolgono alla Caritas dichiara di non riuscire a provvedere all'acquisto dei beni di prima necessità. Prima della separazione erano solo il 23,7 per cento.

Altre conseguenze della separazione: aumenta il ricorso ai servizi socio-assistenziali del territorio come anche la crescita di disturbi psicosomatici (66,7% accusa un più alto numero di sintomi rispetto alla pre-separazione. Inoltre, la separazione incide negativamente nel rapporto padri-figli: il 68% dei padri (46,3% delle donne) intervistati riconosce un cambiamento importante a seguito della separazione; tra i padri che riconoscono un cambiamento il 58,2% denuncia un peggioramento nella qualità dei rapporti (le madri al contrario riconoscono per lo più un miglioramento). Dati che confermano l’alto costo sociale ed economico dell’aumento delle separazione di cui avevamo parlato anche in un nostro articolo.

Tra i separati/divorziati che si sono rivolti ai centri di ascolto della Caritas la gran parte è di nazionalità italiana (85,3%);Il 42,9% è coinvolto in separazioni legali, il 28,1% in separazioni di fatto e il 22,8%  in procedimenti di divorzio. Il rapporto italiani/stranieri sta cambiando se si nota chi in generale si rivolge alle strutture della Caritas: se nel 2012 il 70% delle richieste di aiuto proveniva da stranieri (ne abbiamo parlato in questo articolo) oggi arrivano perlopiù da italiani, circa il 60%, confermando un impoverimento costante visto che le famiglie italiane a rivolgersi a Caritas nel 2009 erano il 23,1%, nel 2011 il 28,9% e nei primi sei mesi del 2012 arrivavano al 33,3%.

Tra i problemi riscontrati nell’aiuto alle persone in difficoltà, come evidenzia anche  il sito “Redattore sociale”, c’è anche lo scarso utilizzo dello strumento “Prestito della speranza” voluto dalla CEI: avrebbe dovuto raggiungere circa 30 mila famiglie in gravi condizioni a causa della crisi economica, ma dopo 5 anni dalla sua presentazione, il Prestito della Speranza voluto dalla Conferenza episcopale italiana è riuscito di erogare appena 3.583 prestiti utilizzando circa il 18% delle risorse disponibili. 

Il quadro completo in Italia è consultabile nel Rapporto della Caritas 2014 sulla Povertà.

 

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