Qualche chiarimento ulteriore su Chiesa e ICI

di Alessandro Cristofari, 16 febbraio 2012

E' tornata in primo piano la questione dell'ICI e della Chiesa cattolica.

Tre punti fondamentali per capire il reale dibattito in corso:

1. L'esenzione dall'ICI non è una norma che riguarda solo la Chiesa ma tutto il mondo degli enti destinato ad attività non commerciali, siano essi cattolici, di altre confessione religiose, non confessionali, ecc... (qui il testo della legge).

2. La Chiesa paga già l'ICI (oggi IMU) su tutti gli immobili di natura commerciale. Ad esempio sulle case date in affitto di proprietà della Santa Sede l'ICI/IMU viene pagata perché si tratta di un atttività commerciale.

3. Contrariamente a quanto si sente ripetere, una cappella non rende esenti dall'ICI/IMU: se in un albergo c'è una cappellina l'albergo (commerciale) paga l'ICI/IMU

Detto questo, nel comunicato del Governo Monti si legge che è stata espressa in sede europea l'intenzione di presentare al Parlamento un emendamento che chiarisca ulteriormente e in modo definitivo la questione dell'esenzione dell'ICI/IMU sugli immobili delle attvità non commerciali, sulla base dei seguenti criteri:

- l’esenzione fa riferimento agli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un’attività non commerciale;
- l’abrogazione di norme che prevedono l’esenzione per immobili dove l’attività non commerciale non sia esclusiva, ma solo prevalente;
- l’esenzione limitata alla sola frazione di unità nella quale si svolga l’attività di natura non commerciale;
- l’introduzione di un meccanismo di dichiarazione vincolata a direttive rigorose stabilite dal Ministro dell’economia e delle finanze circa l’individuazione del rapporto proporzionale tra attività commerciali e non commerciali esercitate all’interno di uno stesso immobile.

Rispetto alla legge così come è formulata oggi (qui un articolo in cui ce ne siamo occupati) le novità fondamentali riguardano perciò un sistema più chiaro per individuare cosa è commerciale e cosa no con l'introduzione di un meccanismo rigoroso per stabilire la proporzione tra attività commerciale e non commerciale svolta da uno stesso ente nei suoi immobili.

Facciamo un paio di esempi per capire:

1. L'albergo gestito da un'istituzione cattolica che ha una cappellina all'interno:
Con la legge attuale: paga l'ICI/IMU anche sulla cappella perché è inserita in un immobile che fa attività commerciale.
Con la nuova legge: bisognerà vedere il testo, da quello che si capisce pagherebbe l'ICI/IMU sull'immobile ma sarebbe esentata la porzione di immobile destinata alla cappella, essendo questa luogo di culto (non-commerciale).

2. Una parrocchia 
Con la legge attuale: non paga l'ICI/IMU perché rientra nelle attività non commerciali previste nell'esenzione di legge.
Con la nuova legge: continuerebbe a non pagare l'ICI/IMU perché rientra nelle attività non commerciali previste nell'esenzione di legge.

La Chiesa dal canto suo si è dimostrata sempre disponiblie a una riformulazione migliore della legge (qui le dichiarazioni del Card. Bagnasco all'epoca). Dopo la notizia di oggi il portavoce della CEI, Mons. Domenico Pompili ha aggiunto:  "ogni intervento volto a introdurre chiarimenti alle formule vigenti sarà accolto con la massima attenzione e senso di responsabilità" allo stesso tempo "sia riconosciuto e tenuto nel debito conto, il valore sociale del vasto mondo del no-profit".

Questa legge infatti non riguarda direttamente la Chiesa (che manterrà l'esenzione sui luoghi di culto e destinati ad attvità educatve e sociali) riguarda più in generale il variegato mondo del no-profit che in Italia apporta un contributo sociale essenziale per il nostro Paese. Vedremo cosa prevederà l'emendamento.

Intanto come abbiamo visto in un precedente articolo il ministero dell'Economia ha stimato ammontare a 100 milioni di euro l'introito per lo Stato se venisse fatta pagare l’imposta in tutti gli edifici degli enti non commerciali italiani nei quali si svolgono le attività socialmente rilevanti che la legge esenta (non solo quelli legati alla Chiesa).