Il Papa guida la Chiesa verso la trasparenza

di Giovanni Vassallo, 20 febbraio 2012

Dalle recenti notizie riportate dai giornali sembra venire fuori l'immagine di una Chiesa afflitta da lotte di potere, dominata da interessi economici e di un Papa abbandonato. Ma a una più attenta osservazione le cose non stanno così. Mettendo insieme le misure prese in questo pontificato appare evidente la volontà di una campagna di trasparenza che possa mostrare realmente ciò che la Chiesa è e fa.

Nel libro-intervista "Luce del mondo" Papa Ratzinger ha detto con chiarezza: «Non siamo un centro di produzione, non siamo un’impresa finalizzata al profitto, siamo Chiesa. Siamo una comunità di persone che vive nella fede. Il nostro compito non è creare un prodotto o avere successo nelle vendite. Il nostro compito è vivere esemplarmente la fede, annunciarla; e mantenere in un profondo rapporto con Cristo e così con Dio stesso. Non un gruppo d’interesse, ma una comunità di uomini liberi che gratuitamente dà, e che attraversa nazioni e culture, il tempo e lo spazio».

Ecco le azioni concrete operate durante questi ultimi anni che dimostrano una lungimirante politica di trasparenza:

1. Il 30 dicembre 2010 Benedetto XVI ha promulgato la legge 127 vigente per lo Stato della Città del Vaticano, per i Dicasteri della Curia Romana e per tutti gli Organismi ed Enti dipendenti dalla Santa Sede; tale legge:

a. sottopone tutti al "rispetto degli obblighi di prevenzione in materia di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo";

b. costituisce l’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF), un’istituzione collegata alla Santa Sede con il compito di effettuare controlli sul rispetto degli obblighi previsti e stabilire, in caso di loro violazione, sanzioni amministrative pecuniarie;

c. prevede pene severe, quali la reclusione fino a 12 anni per riciclaggio, fino a 15 anni per reati legati al terrorismo e all'eversione e, infine, il carcere anche per malversazione ai danni dello Stato (dai sei mesi a quattro anni), per truffa (da uno a sei anno) e per abuso di informazioni privilegiate (da uno a sei anni);

d. nell’articolo 39 prevede che "ogni persona fisica che entra o esce dallo Stato [Vaticano] trasportando denaro contante di importo pari a quello stabilito dalla disciplina vigente nell’ordinamento europeo deve dichiarare tale somma in forma scritta all’Autorità di Informazione Finanziaria", tale dichiarazione deve contenere i dati identificativi del dichiarante, del proprietario e del destinatario del denaro contante; l’importo del denaro contante e la sua origine; l’itinerario seguito. Le informazioni contenute nella predetta dichiarazione debbono essere registrate e conservate per un periodo di cinque anni.

Questa legge è entrata in vigore il 1° aprile 2011, ma le sue normative e procedimenti sono validi anche per i periodi precedenti a tale data, come ribadito dalla Sala Stampa.

2. Il 14 settembre 2011 la Santa Sede ha richiesto una valutazione al Moneyval (il gruppo del Consiglio d’Europa che si occupa di valutare i sistemi antiriciclaggio dei Paesi membri) inviando un documento preliminare illustrativo del quadro giuridico della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.

3. Dal 21 al 26 novembre 2011 il gruppo di esperti legali, finanziari e di 'law enforcement' – provenienti da diversi paesi (Federazione Russa, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Liechtenstein) e coordinati dal Segretariato di Moneyval – ha incontrato rappresentanti della Segreteria di Stato, del Governatorato, degli Uffici Giudiziari, del Corpo della Gendarmeria, della Prefettura degli Affari Economici, dello IOR, dell’APSA, e della neoistituita Autorità di Informazione Finanziaria. L’esito di questa procedura sfocerà nel rapporto finale di valutazione che sarà sottoposto alla discussione dell’assemblea plenaria Moneyval, presumibilmente a metà dell'anno 2012.

4. Su richiesta dei Commissari Moneyval, il 25 gennaio 2012 la Santa Sede dopo solo un anno ha rimesso mano alla legge 127 apportando le seguenti modifiche:

a. il vecchio testo indicava una sola autorità competente per il contrasto del riciclaggio, l’Autorità di Informazione Finanziaria istituita da Benedetto XVI nel 2010, nella versione aggiornata viene chiarito il ruolo di altre autorità, tra le quali la Segreteria di Stato, la Pontificia Commissione del Governatorato dello Stato di Città del Vaticano e anche la Gendarmeria Vaticana. È un dato tecnico che conferma una politica lungimirante: le giurisdizioni, infatti, sono chiamate a coinvolgere tutte le proprie istituzioni, in maniera coerente al principio di rule of law, per cui le autorità competenti sono chiamate a perseguire la medesima politica di rigore e trasparenza per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo;

b. nel nuovo testo si nota, oltre allo sforzo di attuare lo standard internazionale, anche quello di adattarlo al contesto vaticano, dove non c’è mercato e non ci sono banche, lo Ior, infatti, come ammette la stessa Cassazione italiana, è un “ente centrale della Chiesa”, cioè un ente di natura governativa, che non ha come scopo la distribuzione degli utili;

c. prevede lo scambio internazionale di informazioni finanziarie: una scelta che tende all’adesione allo standard internazionale, ma che prevede un bilanciamento tra diversi interessi, tra i quali appunto la tutela della riservatezza e lo scambio di informazioni.

5. Sempre il 25 gennaio 2012 la Santa Sede ha ratificato tre trattati internazionali: ha aderito alla Convenzione Internazionale per la repressione del finanziamento al terrorismo (ONU, New York 1999) e alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale (Palermo 2000), e ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico illecito dei narcotici e delle sostanze psicotrope (Vienna 1988), che aveva già firmato nello stesso anno in cui venne adottata (come si legge nel comunicato distribuito dalla Sala Stampa della Santa Sede).

6. Nel 2009 il Card. Presidente del Governatorato ha incaricato la Società di Gestione McKinsey di studiare la gestione del Governatorato per esprimere raccomandazioni che possano perfezionarla.

7. Durante il cosiddetto “caso Ior”, in cui i magistrati italiani il 17 settembre 2010 per sospetta operazione di riciclaggio “congelarono” 23 milioni di euro movimentati dallo Ior da un suo conto presso il Credito Artigiano verso Jp Morgan (20 milioni) e Banca del Fucino (3 milioni), Ettore Gotti Tedeschi, presidente della Commissione di sovrintendenza dello Ior, si presentò spontaneamente davanti ai giudici italiani, chiedendo di essere interrogato, rinunciando agli scudi giudiziari del Vaticano. Il 1° giugno 2011 la Procura della Repubblica di Roma ha disposto il dissequestro dei 23 mln di euro di proprietà dello Ior perché tra il 19 dicembre del 2010 e il 20 maggio 2011 ''si sono verificati rilevanti mutamenti sul piano normativo ed istituzionale che hanno ridisegnato il contesto entro cui occorre valutare la permanenza o meno delle ragioni che determinarono il sequestro della somma di denaro''.

8. Jeffrey Owens, numero uno della politica fiscale per l’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo Economico (Ocse), ha voluto sottolineare alla Associated Press che “il Vaticano sta andando nella giusta direzione”. “Il Vaticano – ha detto Owens - ha riconosciuto che nel contesto finanziario odierno c'è un premio per la trasparenza e che, per raggiungere questo obiettivo, è necessario essere conformi agli standard internazionali, sia nel campo del riciclaggio di denaro, sia in quello dell'evasione fiscale e della corruzione”.



9. In base a tutte le misure prese dalla Santa Sede negli ultimi anni, l'OCSE sta valutando la concreta possibilità di inserire lo Stato Vaticano nella cosiddetta "White list", l`elenco dei Paesi virtuosi in tema di trasparenza finanziaria.

10. Questa stessa linea si ritrova anche nell’azione della Chiesa italiana. Durante le recenti polemiche sul pagamento dell'ICI da parte di edifici della Chiesa cattolica, Mons. Crociata, il Segretario generale della Cei, ha affermato che la Chiesa non ha privilegi, ha «la volontà e l’intenzione di rispettare le leggi» che in questo caso sono quello sul non-profit, le considera buone leggi perchè tutelano «i più deboli e le esigenze delle fasce più emarginate»; e il Card. Bagnasco in quei giorni ha dichiarato «Se ci sono punti della legge da rivedere o da discutere, non ci sono pregiudiziali da parte nostra» e ha aggiunto che "laddove si verificasse qualche inadempienza, si auspica che ci sia l'accertamento e la conseguente sanzione, come è giusto per tutti. La giustizia non ha tempo nè luoghi, quindi va bene in qualunque momento. (vedere qui per approfondire la questione ICI).

Tutte queste azioni sono la prova di un Papa, come Benedetto XVI, che alla sua età continua a dare il meglio di sé, come lui stesso dichiarava in un'intervista: «Sono quel che sono. Non cerco di essere un altro. Quel che posso dare do, e quel che non posso non cerco nemmeno di dare. Non tento di fare di me qualcosa che non sono... faccio quello che posso». Queste parole di Ratzinger sono la migliore biografia possibile di questo anziano successore di Pietro chiamato a guidare una Chiesa viva e giovane.