Figli degli spot: bimbi che crescono troppo in fretta

di Rita Querzè, Corriere della Sera, 2 luglio 2008
«Dodici anni, si fotografa nuda nei bagni della scuola e poi vende le immagini per comprarsi abiti firmati». Il caso della Lolita di Treviso ha appena riempito tv e giornali. Sexybambine e bulli minorenni sempre più spesso fanno parlare di sé. Si va dalle preadolescenti con fard e rossetto che picchiano l'amica rea di essere troppo bella. Ai ragazzi irretiti dal porno prima ancora di finire le elementari.
 
Alcune cifre (dall'Osservatorio di Pavia)
 33.000  i messaggi pubblicitari tv che tutti gli anni raggiungono ogni bambino italiano
 88%  i casi in cui i figli (grandi e piccoli) suggeriscono ai genitori di acquistare alcuni prodotti
 90% i genitori che hanno ammesso di tenere conto dei suggerimenti "commerciali" dei figli
76,5%  i ragazzi che chiedono l'acquisto di un prodotto visto in tv
 
Le cifre della resa
I genitori finiscono per acquistare il prodotto suggerito dai figli. Il 32 per cento dice di arrendersi sempre. Il 43,5% solo qualche volta. E spiegano così la loro resa:
 perché smetta di fare i capricci 32,5%
 per sfinimento  30,5%
 per non farlo sentire diverso dai compagni  26,5%
 Per coccolarlo, farlo contento, se lo merita  10,5%


Quando educa il pubblicitario
Derive ineluttabili? «Nessuna epoca è paragonabile a quella che stiamo vivendo. Mai tante intelligenze creative hanno concentrato i loro sforzi sulla manipolazione delle menti. E i minori sono le vittime più facili», denuncia Anna Oliverio Ferraris nel libro “La sindrome Lolita”, perché i nostri figli crescono troppo in fretta. «Pubblicitari, protagonisti di reality e tronisti stanno diventando gli educatori dei nostri figli - continua la psicoterapeuta dell'età evolutiva -. Nonostante i risultati sotto gli occhi di tutti, non facciamo nulla per proteggere le nuove generazioni. E così i ragazzi crescono troppo in fretta. Senza gli strumenti emotivi per gestire tanta libertà».

Il (florido) mercato dei più piccoli
L'influenza della tv (e degli altri media) sui tweens (la generazione tra i 9 e i 12 anni) è documentata da un florilegio di indagini, test e ricerche. «Il processo di fidelizzazione alle marche comincia già dai due anni», fa notare Oliverio Ferraris. E le vendite dei prodotti rivolti ai più piccoli fanno da cartina di tornasole. Da pochi giorni a Firenze si è concluso Pitti Bimbo e gli addetti ai lavori ammettono per primi che il segmento dell'abbigliamento rivolto ai ragazzi è quello che tiene meglio in un mercato della moda che vive tempi difficili. Stesso discorso per snack e merendine rivolte ai più piccoli.

Genitori Peter Pan
«Da anni ormai la pubblicità si rivolge direttamente a bambini e preadolescenti. I più giovani sono diventati gli agenti delle marche dentro casa. I ragazzi chiedono. E i genitori cedono. Siamo di fronte alla prima generazione di papà e mamme che non riesce a dire no ai propri figli perché Peter Pan essi stessi», fa notare la psicoterapeuta.

Toscani: «Alla tv sacrifichiamo i nostri figli. Aboliamola»
Il fotografo Oliviero Toscani, che anche alla pubblicità deve la sua fama, critica pesantemente la civiltà dello spot. E, in particolare, dello spot in tv. «Il piccolo schermo è l'Hitler dei nostri giorni. Al suo altare sacrifichiamo persino i figli», enfatizza Toscani. «È semplice: l'immagine è la conseguenza di una strategia di marketing. Serve per far consumare. Vuole tutti perfetti come i ragazzi del Terzo Reich. E la gente ci casca. Io, che ho numerosi nipoti di età compresa tra zero e 19 anni, a casa mia ho abolito la tv». Ma come si concilia una condanna così dura con un lavoro - quello del fotografo - al servizio proprio delle grandi marche? «Non mi sono mai piegato a certi stereotipi. E quando sono stato sanzionato, penso all'immagine che ritraeva un'anoressica nuda, credo abbia pesato il mio uscire dagli schemi». Non solo Toscani si difende. Rilancia con accuse ai genitori. E in particolare alle mamme. «Se le donne di oggi si realizzano solo facendo shopping, cosa pretendono poi dalle loro figlie? I messaggi della pubblicità sono deleteri, ma se non sai proteggere i tuoi figli che genitore sei?».

Reazioni di alcuni genitori
«Chi cerca di fare il genitore fino in fondo oggi ha vita difficile. O ti tacciano di moralismo. O fai la parte di quello che non ha a cuore il destino dei propri figli», allarga le braccia Elisabetta Scala, responsabile dell'osservatorio media dei Moige, il movimento italiano genitori. Come Anna Oliverio Ferraris, Scala lamenta l'inadeguatezza della normativa che tutela i minori dalla cattiva tv. «Le nostre segnalazioni al comitato che vigila sull'applicazione del codice di autoregolamentazione su tv e minori aumentano di anno in anno. In compenso sono sempre meno quelle prese in considerazione». Esempi? «Più volte abbiamo stigmatizzato programmi come “Uomini e donne” in onda nel pomeriggio Mediaset. Il modello del tronista corteggiato fa più danni di una scena di sesso in tv. Ma nulla è successo. Un altro caso è quello di Lucignolo su Italia 1. La commissione non ci ha risposto e quindi ci siamo rivolti direttamente all'autorità garante per le comunicazioni. A un anno dalla nostra segnalazione il caso sarà preso in considerazione solo in questi mesi. Intanto, però, il programma viene riproposto per l'ennesima stagione».

Violazioni del codice di autoregolamentazione
Il codice di autoregolamentazione risale al 2002 ed è firmato da Rai, Mediaset, La7 oltre che dalle associazione che raggruppano le tv locali. Regola la partecipazione dei minori ai programmi televisivi e pone limiti alla programmazione, pubblicità compresa, soprattutto nella fascia oraria dalle 16 alle 19. Sul rispetto del codice vigila una commissione che può intervenire d'ufficio o su segnalazione. Chi contravviene rischia la segnalazione all'Autorità per le comunicazioni. E multe fino a 250 mila euro. Nel 2007 le sanzioni dell'Agcom a tutela dei minori sono diminuite. Dieci in tutto contro le 17 del 2006, le 15 del 2005 e le 13 del 2004. Le reti televisive sono diventate più ligie alle regole? «Non credo proprio - contesta Scala del Moige -. Il problema è che le maglie della normativa sono troppo larghe. Un conto è proibire l'uso di tabacco e alcolici in uno spot. Un altro è sanzionare i programmi che propagandano modelli di comportamento negativi».

Sanzioni con il contagocce
Dal canto suo il comitato che vigila sull'applicazione del codice di autoregolamentazione ha accertato 204 violazioni in cinque anni. Quaranta nel 2007, 31 l'anno precedente, 47 nel 2005, 53 nel 2004 e 32 nel 2003. Record di sanzioni a Mediaset (86) segue la Rai con 55. Nel 2006 sono stati sanzionati i reality “Il grande fratello” e “L'Isola dei famosi” (bestemmie in diretta). Quest'anno il tintinnio di bracciali del medico Lina Carcuro è stato sanzionato dall'ordine dei medici ma non dal garante. Il ruolo della commissione andrebbe potenziato? «Già oggi siamo in grado di vigilare sull'operato delle emittenti - risponde il presidente Emilio Rossi -. Tant'è che la Rai è arrivata a fare ricorso al Tar per contrastare i nostri interventi. E poi le sanzioni pecuniarie sono state elevate nel 2004. Certo, il peso delle multe dipende anche dal potere finanziario delle reti colpite».

Tv private con pochi controlli
Un discorso a parte meritano le tv private. Su di esse vigilano i Corecom (comitati regionali per le comunicazioni). Vigilanza più che necessaria. Secondo un'indagine dell'Osservatorio di Pavia sulle tv locali lombarde la programmazione specifica per minori in fascia protetta è solo i 3,7 per cento. E le violazioni del codice di autoregolamentazione sono la norma. La strada da fare è ancora molta. E in più incombe il rischio di una battaglia di retroguardia. La Rete è fonte di provocazioni forti. Ben più pericolose di quelle proposte dalla vecchia tv.
 
Comitato minori e tv. le violazioni
   2007  2006  2005 2004 2003  Totale
 Rai  10  7  13  14  11 55
 Mediaset  9  18 17  28  14 86
 La7  3  2  3  5 4 17
 Altre emittenti  1          1
 Digitale terrestre 1          1
 Satellitari  13  1       14
 Locali 4 3 14  6  3  30
 
Violazioni e programmi tv
  2007 2006 2005 2004 2003 Totale
 Film/Telefilm  16  9  9  13 13 60
 Fiction - - 3  3  3  9
 Reality  - 2  1 4 2 9
 Talk show  1 1  10 13 3 28
 Varietà 3 6 3  2  5 19
 Informazione  6 9  7 7 1  30
 Pubblicità  3  2  10 4 2 21
 Cartoni animati  1 2 - 1 -  4
 Altro  7  -  4  12  3 26

Fonti per le tabelle: Comitato Minori e tv; "La sindrome di Lolita" di Anna Oliverio Ferraris