
Un medico pediatra, con esperienza di 35 anni, ha scritto una lettera all' Assessore alla Salute Regione Toscana, dopo aver letto che il primario del reparto di Medicina della sessualità dell'ospedale Careggi di Firenze aveva richiesto il via libera alla Regione Toscana dell'uso di trattamenti ormonali su bambini affetti da Gender identity disorder (G.I.D.), ovvero la patologia di cui soffrono, secondo il "Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders" e "l'International Classification of Diseases", le persone adulte transessuali. L'intenzione del primario sarebbe «indirizzare la pubertà (ndr di preadolescenti) verso il sesso che veramente sente il paziente».
Il pediatra, dott. Giovanni Bonini, ribatte a questa iniziativa fornendo alcuni dati e considerazioni di fondo su questo tema (qui il testo integrale della lettera):
- L'argomentazione centrale del pediatra è che i problemi nel campo dell'identità di genere hanno solitamente una natura psichica e non fisica. I bambini sono in continua trasformazione, e soprattutto in continua maturazione, sia dal punto di vista psichico che fisico, estremamente stimolati e condizionati dall'ambiente familiare in cui crescono (dinamiche relazionali con la figura materna con quella paterna, disagio familiare per separazioni, alcolismo, uso di sostanze psicotrope, promiscuità, abuso) e proprio in ambienti di disagio che si sviluppano la stragrande maggioranza dei "disordini di identità” dell'infanzia (secondo la letteratura nel 95% dei casi come riportato dalla dott.ssa Chiara Atzori, medico, ed esperta nel campo dell'identità di genere).
- Quando Il problema è psichico, perché pensare di risolverlo con un trattamento ormonale? Se vi è un disturbo a psicologico, perché non intervenire a questo livello, anziché adoperarsi in fondo alla "filiera" dei problemi, trasformando irreversibilmente quel corpo biologicamente e anatomicamente maschile o femminile, nel suo opposto? "È come mettere la coda a una persona che crede di essere un gatto, non si risolve proprio nulla. Anzi, si peggiorano le cose".
- Studi fatti su gemelli omozigoti hanno escluso l'ipotesi genetica dei disturbi dell'identità di genere (Dott. Neil Whitehead, ricercatore scientifico per il governo della Nuova Zelanda, per le Nazioni Unite e la International Atomic Energy Agency, i dott. Bearman e Brueckner hanno evidenziato piuttosto che risentono di fattori sociali (culturali, educativi , differenti reazioni personali a eventi o circostanze che hanno un diverso impatto sui due gemelli).
- Uno studio, accreditato da Cambridge University Psychology Research Ethics Committee, mette in relazione la transessualità dell'adulto con forme di autismo del bambino (11 volte più frequente nelle femmine transmen, 3 volte più frequente nei maschi transwomen (Journal of Autism and Developmental Disorders February 2012, Volume 42, Brief Report: Female-To-Male Transsexual People and Autistic Traits). Nelle loro conclusioni gli autori ipotizzano «che questo aumento del numero di tratti autistici abbia impedito di essere assimilati in un gruppo di coetanee femmine, facendo gravitare la persona verso i maschi. Questo può anche avere portato a difficoltà di socializzazione in un gruppo di femmine di pari età e una sensazione di maggiore appartenenza da un gruppo maschile, aumentando così la probabilità di Disturbo dell'identità di genere (GID)». Questo studio suggerisce quanto il tema sia delicato e quanto ancora ci sia da indagare nel campo della psiche in relazione a questi problemi.
- Ogni giorno compaiono testimonianze su mass media ed internet di persone che si sono pentite amaramente per aver fatto scelte così avventate, raccontando le proprie sofferenze, il ricorso alla psicoterapia, fino al suicidio. Casi di uomini trasformati chirurgicamente in donne, che da adulti poi si innamorano di un uomo, ma poi la realtà è quella di non essere donne vere, di essere sterili e di trovarsi di nuovo di fronte ad una sofferenza. Il medico ne cita alcune, come questa avvenuta in Belgio.