Pio XII, un papa inviso ai nazisti

di Raffaele Alessandrini. L'Osservatore Romano - 2-3 marzo 2009
La figura e il pontificato di Pio XII, com'è noto, sono stati oggetto, soprattutto a partire dalla metà degli anni Sessanta, di attacchi ingiustificati. Può essere quindi interessante riscoprire una pagina di storia solitamente trascurata riguardante le reazioni della stampa internazionale di fronte all'elezione di Eugenio Pacelli.

Un coro di plausi al nuovo papa
Si registrano per lo più accenti sostanzialmente favorevoli, se non entusiastici soprattutto da parte dei Paesi democratici. I giornali inglesi, francesi e americani, sia protestanti sia cattolici, furono sostanzialmente concordi nel salutare il nuovo Papa come degno successore di Pio XI del quale il "Times" di Londra l'11 febbraio 1939 - all'indomani della morte di Papa Ratti - aveva parlato come di un "campione dei principi di umanità, la difesa dei quali ha richiamato su di lui l'ammirazione e l'assenso di ambienti molto lontani dalla sua confessione. Nel vigore della reiterata protesta contro gli eccessi del razzismo si è trovato a essere il portavoce delle comunità religiose di tutto il mondo".
    Ora il nuovo pontificato si apriva nel segno della continuità. Così il "New York Herald Tribune", per esempio, poteva dire come l'elezione di Eugenio Pacelli non costituisse una sorpresa:  "Poiché i cardinali hanno eletto l'Uomo il quale, dopo gli anni difficili del pontificato di Pio XI era l'intimo collaboratore del Suo predecessore e quindi ora pronto a continuare le direttive definite da Pio XI".

Insoddisfazione dei nazisti
Proprio la fedeltà e la sintonia con la linea di Papa Ratti erano invece all'origine delle poche, ma significative voci che non accolsero di buon grado l'elezione di Pio XII. Nella Germania di Hitler l'avversione nei confronti di Papa Ratti risulta evidente. L'"Angriff" di Goebbels dell'11 febbraio 1939 aveva scritto:  "Pio XI ha cominciato come riformatore spirituale ed è finito come un avventuriero politico portando la sua Chiesa a una grave crisi di fiducia. Nella lotta contro i destini d'Europa è caduto". E l'elezione di Pio XII fu quindi accolta con malcelata insoddisfazione. Addirittura un giornale di antiche tradizioni come la "Frankfurter Zeitung" del 3 marzo 1939, nel riferirsi al periodo della Nunziatura in Germania di Eugenio Pacelli asseriva che molti discorsi da lui pronunciati all'epoca, lasciavano intendere "che non sempre il Segretario di Stato capiva pienamente i motivi politici e ideologici che avevano iniziato la loro marcia vittoriosa nei Paesi autoritari d'Europa". Ancora più sprezzante suonava il commento dell'organo di stampa delle SS, lo "Schwarze Korps" del 9 marzo: «Non sappiamo se Pio XII sia per essere il "Gran Sacerdote" giovane abbastanza per vedere il nuovo che, con forza naturale, si apre la via in Germania; saggio abbastanza per sacrificare molte cose vecchie della sua istituzione. Il Nunzio e il Cardinale Segretario di Stato Pacelli avevano per noi poca comprensione:  in lui si ripongono poche speranze:  non crediamo che Pio XII segua vie diverse».

Compiacimento dei comunisti
Chi invece, per gli stessi motivi che turbavano i nazisti, plaudiva all'elezione di Papa Pacelli era nientedimeno che il settimanale ufficiale dell'Internazionale comunista "La Correspondance internationale".
    L' 11 marzo 1939 il periodico dedicava un articolo al nuovo Papa per fare osservare come egli non fosse persona gradita a nazisti e a fascisti, documentando le sue affermazioni con ampie citazioni di manifestazioni tedesche e italiane. Nel chiamare a succedere a colui che aveva opposto "una energica resistenza alle concezioni totalitarie fasciste" il più diretto collaboratore di Pio XI, i cardinali avevano compiuto un "gesto dimostrativo" ponendo a capo della Chiesa "un rappresentante del movimento cattolico di resistenza".
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