
In moltissimi paesi il matrimonio tra persone dello stesso sesso è sempre più diffuso. Eppure spesso si ha la percezione che gli omosessuali, specialmente maschi, siano tra le fasce più psicologicamente a rischio della popolazione, a prescindere dai diritti acquisiti.
Micheal Hobbes, giornalista dichiaratamente omosessuale e reporter dell’Huffington Post (testata che non si può certo accusare di essere anti LGTBQ), ha scritto un approfondimento sul tema dal titolo The Epidemic of Gay Loneliness (L’epidemia della solitudine gay).
La parte dell’approfondimento che riportiamo (traduzione nostra) si concentra proprio sulla maggiore incidenza di malattie e disturbi mentali nei maschi omosessuali rispetto alle donne omosessuali e ai maschi eterosessuali.
I livelli di depressione, di solitudine e di abuso di sostanze nella comunità gay rimangono gli stessi degli scorsi decenni. Al giorno d’oggi la quantità delle persone omosessuali che si suicida è, a seconda degli studi che si possono consultare, tra le due e le dieci volte maggiore delle persone eterosessuali. Il doppio per quanto riguarda la possibilità di cadere in depressione.
E il trauma sembra essere concentrato tra gli uomini. In un sondaggio tra uomini omosessuali arrivati da poco a New York, tre quarti degli intervistati hanno dichiarato di soffrire di ansia o depressione, di aver abusato dell’alcol o di droghe e di avere rapporti sessuali a rischio - o una combinazione di questi tre comportamenti.
Nonostante tutti i discorsi riguardo le nostre “chosen family” (le “famiglie di scelta”, un gruppo di persone affini non biologicamente ma affettivamente), gli omosessuali maschi hanno meno amici stretti rispetto agli eterosessuali o alle donne omosessuali. In un sondaggio fatto da persone che si prendono cura dei pazienti nelle cliniche di HIV, un intervistato ha detto ai ricercatori: “Il problema non è che non sappiano come salvare le loro vite, ma che non sono certi che le loro vite siano degne di essere salvate”.
Non pretendo di essere oggettivo riguardo tutto ciò. Sono un tizio omosessuale costantemente single che è stato cresciuto in una città blu brillante da genitori PFLAG (una grande associazione americana che si occupa di sostegno a persone della comunità LGTBQ).
Non ho mai conosciuto nessuno che è morto di AIDS, né ho mai sperimentato una discriminazione diretta; ho fatto outing in un mondo dove il matrimonio, una staccionata e un golden retriever non erano solo fattibili, ma attesi. Sono anche entrato e uscito dalla terapia più volte di quelle in cui ho scaricato e cancellato Grindr (un’app per incontri per persone LGTBQ).
L’uguaglianza del matrimonio e i cambiamenti nello status legale delle coppie formate da persone dello stesso sesso hanno portato un miglioramento per alcuni uomini omosessuali. Ma, per molte persone, è stata una delusione. Come se, nonostante il nuovo status legale, rimanesse ancora qualcosa di incompiuto
sostiene Christopher Stults, un ricercatore della New York University che studia le differenze tra la salute mentale degli omosessuali e quella degli eterosessuali.
Questo senso di vuoto non è un fenomeno solamente americano. In Olanda, dove i matrimoni gay sono legali dal 2001, il numero di uomini omosessuali che soffrono di disturbi dell’umore è tre volte maggiore degli uomini eterosessuali, mentre è 10 volte più alta la probabilità di cadere in forme di "autolesionismo suicida".
In Svezia, dove le unioni civili sono legali dal 1995 e il matrimonio tra persone dello stesso sesso dal 2009, gli uomini sposati con altri uomini soffrono di un tasso di suicidi tre volte più alto degli uomini sposati con donne.
Tutte queste insostenibili statistiche portano alla stessa conclusione: ancora oggi è pericolosamente alienante vivere la vita come uomo attratto da altri uomini.
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