Omosessuali e divorziati, nel Sinodo c'è molto di più

di Raffaele Buscemi, 23 ottobre 2014

Spesso quando si parla del Concilio Vaticano II, soprattutto quando a parlare è qualcuno che l’ha vissuto o studiato, si cita il “Concilio dei Media”. Anche Benedetto XVI ha citato questo curioso scisma tra reale e mediatico raccontando che «c’era il Concilio dei Padri – il vero Concilio –, ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio tramite questi, tramite i media».

Sembra essere successa la stessa cosa anche negli ultimi 20 giorni con il Sinodo Straordinario sulla famiglia. Ad accorgersene è stato anche Papa Francesco che nel suo discorso conclusivo ha detto che «tanti commentatori hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l’altra, dubitando perfino dello Spirito Santo». 

Il sito UCCR, per esempio, ha fatto notare alcune discrepanze tra quanto riportato dai giornalisti che coprivano l’evento e quanto stavano effettivamente discutendo i vescovi e gli esperti del Sinodo.

 Per capire quanto il Sinodo dei media si sia svolto a parecchia distanza contenutistica da quello in cui erano riuniti 183 padri sinodali venuti da tutto il mondo basta citare gli argomenti più affrontati dai canali di informazione mondiali: comunione ai divorziati e risposati e apertura ai matrimoni omosessuali.

Sono stati questi gli argomenti con la maggiore priorità per il sinodo che si è svolto in Vaticano dal 3 al 19 ottobre? Non sembrerebbe dando una occhiata alla Relatio Synodi che nella prima parte, e sin dai primi punti, si riferisce a problemi come la solitudine delle coppie, alla poligamia o alla «crescente povertà e precarietà lavorativa che è vissuta talvolta come un vero incubo, o a motivo di una fiscalità troppo pesante che certo non incoraggia i giovani al matrimonio. Spesso le famiglie si sentono abbandonate per il disinteresse e la poca attenzione da parte delle istituzioni»

I problemi prettamente europei e nordamericani hanno lasciato quindi il posto a sfide che forse per noi sembrano esotiche, come quella della poligamia, ma che invece rappresentano le sfide più delicate per la Chiesa universale.

Un altro argomento che ha fatto molta notizia sui media è stato quello dei 3 punti della Relatio Synodi che non hanno ottenuto il “placet” dell’assemblea ovvero non hanno ottenuto la maggioranza qualificata dei voi. Sono precisamente i punti 52, 53 e 55.  Li riportiamo:

 

52. Si è riflettuto sulla possibilità che i divorziati e risposati accedano ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Diversi Padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra la partecipazione all’Eucaristia e la comunione con la Chiesa ed il suo insegnamento sul matrimonio indissolubile. Altri si sono espressi per un’accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari ed a condizioni ben precise, soprattutto quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste. L’eventuale accesso ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del Vescovo diocesano. Va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti, dato che «l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate» da diversi «fattori psichici oppure sociali» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1735). Questo punto ha ottenuto 104 placet e 74 non placet.

53. Alcuni Padri hanno sostenuto che le persone divorziate e risposate o conviventi possono ricorrere fruttuosamente alla comunione spirituale. Altri Padri si sono domandati perché allora non possano accedere a quella sacramentale. Viene quindi sollecitato un approfondimento della tematica in grado di far emergere la peculiarità delle due forme e la loro connessione con la teologia del matrimonio. Questo punto ha ottenuto 112 placet e 54 non placet.

55. Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. «A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4). Questo punto ha ricevuto 118 placet e 62 non placet.

Cosa vuol dire questo “non placet”? Che questi punti non avendo raggiunto la maggioranza qualificata non possono essere considerati testi proposti dal Sinodo. Ma siccome si tratta di un testo di lavoro e non, lo ricordiamo, un testo con contenuti magisteriali o indicazioni pastorali, sul quale si dovranno confrontare le Chiese locali nel prossimo anno, Papa Francesco ha voluto pubblicare tutto per una questione di trasparenza.

Vuol dire che su questi punti è stata messa la parole fine? Assolutamente no: il Sinodo straordinario è servito per raccogliere idee e trovare nuovi spunti da proporre alle chiese locali per una riflessione e una interrogazione del popolo dei fedeli che continuerà fino al Sinodo ordinario del 2015 quando i padri sinodali si riuniranno di nuovo e parleranno nuovamente di quei temi anche se dovranno farli con approcci diversi visto il “non placet” ottenuto da questi punti così come sono stati elaborati in questa Relatio Synodi.

Alla fine di questo lavoro verrà presentato un testo al Papa, sulle proposte pastorali sul tema della famiglia, che comunque avrà l’ultima parola su quanto prodotto dai vescovi di tutto il mondo.