
In India la Corte suprema ha ripristinato una legge che considera l'omosessualità un reato e quindi criminalizza i gay. La pena può arrivare a dieci anni di carcere.
Tra le voci che all'interno del Paese si sono opposte a questa decisione una delle più rilevanti è stata quella dell'arcivescovo di Mumbai, Oswald Gracias (nella foto) che ha ribadito la posizione della Chiesa in proposito: «non abbiamo mai considerato i gay dei criminali. In quanto cristiani esprimiamo il nostro pieno rispetto agli omosessuali. La Chiesa cattolica si oppone alla legalizzazione dei matrimoni gay, ma insegna che gli omosessuali hanno la stessa dignità di ogni essere umano e condanna ogni forma di ingiusta discriminazione, persecuzione o abuso».
Già qualche tempo fa avevamo fatto notare che l'insegnamento del Catechismo della Chiesa Cattolica si oppone a qualsiasi discriminazione nei confronti delle persone con tendenze omosessuali (punti 2357-2359). Insegnamento ripreso anche dalle parole di papa Francesco che hanno fatto capire quale sia l’atteggiamento della Chiesa in questo campo.
Quello della Chiesa “anti-gay” è il classico stereotipo che non corrisponde alla realtà. Di fatto la storia parla chiaro: i paesi cattolici sono quelli che per primi hanno depenalizzato l’omosessualità come reato. Il primo paese ad abolire il reato d’omosessualità è stato la Francia nel 1810, il secondo l’Italia nel 1886, poi la Polonia nel 1932. Mentre l’anglicana Gran Bretagna si decise solo nel 1967, la Germania comunista nel 1968, la Jugoslavia «socialista» abolì il reato solo nel 1977, Israele nel 1988. Ne abbiamo parlato qui.