Nullità del matrimonio: la riforma di Papa Francesco

di Raffaele Buscemi, 8 settembre 2015

Non più l'obbligo di una doppia sentenza conforme, ma una sola sentenza in favore della nullità. Il vescovo che diventa giudice unico e avrà la possibilità di istruire un processo breve e arrivare alla sentenza. Il vescovo potrà anche nominare un giudice unico per studiare il caso, se non è stato possibile istituire nella sua diocesi un tribunale. Processi che si svolgeranno le rispettive diocesi, con minori difficoltà dovute a viaggi e spostamenti.

Sono stati pubblicati i due "motu proprio" di Papa Francesco che riformano, snellendo, le procedure per il riconoscimento della nullità matrimoniale. I cambiamenti maggiori riguardano l'abolizione della doppia sentenza obbligatoria (la cosiddetta "Doppia conforme"), tribunali in ogni Chiesa locale, la diretta responsabilità del vescovo, una maggiore speditezza del processo che non dovrà durare più di un anno. In ogni diocesi, il vescovo diventa giudice di prima istanza per le cause di nullità e può esercitare questa potestà personalmente, oppure delegarla. Il vescovo potrà costituire un tribunale per le cause di nullità nella sua diocesi, ma avrà la facoltà di accedere a un altro tribunale di una diocesi vicina. E' stata fatta una grande sottilineatura sulla necessità di una maggiore collegialità anche nel processo. Per questo motivoLe cause di nullità sono affidate a un collegio di tre giudici (meglio se tutti chierici), presiedute da un chierico, mentre gli altri due giudici possono essere laici.

Nel caso il vescovo non possa istituire un tribunale né servirsi di quello di una diocesi vicina, può istituire un giudice unico, chierico, che là dove sia possibile sarà associato a due aiutanti anche laici «di vita specchiata, esperti in scienze giuridiche o umane», che saranno approvati dallo stesso vescovo per questo compito.

Durante la conferenza di presentazione di oggi si è sottolineato che al centro del nuovo processo dovranno essere i vescovi, con la loro podesta e chiamata alla responsabilità come guida e giudice del proprio popolo, e i poveri e i fedeli comuni che dovranno poter accedere senza ostacoli burocratici ai vari procedimenti e non saranno sottoposti a viaggi e spostamenti onerosi con la possibilità di avere un tribunale nella propria diocesi, che possa arrivare alla sentenza finale.

Il Papa ha anche stabilito alcune «regole procedurali», prevedendo ad esempio che il vescovo «segua con animo apostolico i coniugi separati o divorziati che, per la loro condizione di vita, abbiano eventualmente abbandonato la pratica religiosa». Il vescovo condividerà con i parroci «la sollecitudine per questi fedeli in difficoltà». Nell'accompagnare le richieste di nullità saranno coinvolte anche persone con competenze, come ad esempio il parroco che ha preparato i coniugi alla celebrazione delle nozze. Sarà possibile stilare un vademecum diocesano che riporti gli elementi essenziali per «un più adeguato svolgimento dell'indagine».

Il vescovo può anche giudicare le cause di nullità matrimoniale attraverso una procedura più breve, ogniqualvolta «la domanda sia proposta da entrambi i coniugi, o da uno di essi, col consenso dell'altro». E ogniqualvolta «ricorrano circostanze di fatti e di persone, sostenute da testimonianze o documenti, che non richiedano un'inchiesta o un'istruzione più accurata, e  rendano manifesta la nullità».In altre parole, il vescovo diocesano viene molto responsabilizzato, e di fronte a casi che si presentano in modo chiaro, potrà procedere celermente d'ufficio, nel giro di poco tempo. Il Papa ha anche sottolineato: «Non mi è tuttavia sfuggito quanto un giudizio abbreviato possa mettere a rischio il principio dell’indissolubilità del matrimonio; appunto per questo ho voluto che in tale processo sia costituito giudice lo stesso Vescovo, che in forza del suo ufficio pastorale è con Pietro il maggiore garante dell’unità cattolica nella fede e nella disciplina». Inoltre, in ogni sentenza, saranno ammonite le parti sugli obblighi morali o anche civili, «cui siano eventualmente tenute una all'altra e verso la prole».

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