La teoria del disegno intelligente

di Marco Bersanelli, Tempi, 06/10/05.

Il dibattito sull'evoluzione si è surriscaldato con il lancio in grande stile negli Stati Uniti del movimento neo-creazionista chiamato "Intelligent Design", per gli amici Id. è sicuramente un passo avanti per il tradizionale mondo creazionista americano, finora dominato da gruppi fondamentalisti protestanti che pretendono di usare nelle scuole la Bibbia come testo scientifico di cosmologia e biologia, facendo la fortuna di chi mira a ridicolizzare la fede giudaico-cristiana nella creazione del mondo e dell'uomo. Quelli dell'Id invece sono scienziati seri, formati nelle migliori università Usa, ben attrezzati per alzare la qualità del dibattito. Un merito che tutti dovrebbero riconoscere.

 Di riflesso sta crescendo la discussione a livello scientifico sulle teorie neo-darwiniste. Un fatto salutare. Perché se l'evoluzione biologica è un fatto supportato da innumerevoli evidenze fossili e genetiche, il "neo-darwinismo" è solo una teoria, non da tutti ritenuta soddisfacente, che cerca di spiegarne i meccanismi: scientificamente la questione è aperta. Ed è una teoria indebitamente esaltata per ragioni ideologiche. Lo stesso termine "neo-darwinismo" è diventato ambiguo, sinonimo di una posizione filosofica più che di una ipotesi scientifica, come documenta l'infelice intervento di James Watson sul Corriere della Sera del 29 settembre: «Uno dei doni più grandi che la scienza - e in particolare il darwinismo - ha fatto al mondo è la continua eliminazione del soprannaturale». è la stessa intransigenza dei vetero-creazionisti, questa volta al servizio del dogma materialista e scientista.

 Ma attenzione. Alcune argomentazioni Id cercano le evidenze del "disegno intelligente", che guiderebbe l'evoluzione della complessità biologica, nelle lacune che affliggono le attuali teorie scientifiche. Ricordano un po' la posizione di Newton, che invocava l'azione divina per controbilanciare la forza di gravità che altrimenti avrebbe fatto collassare il sistema solare. Una nuova forma della vecchia tentazione di "dimostrare" Dio su base sperimentale. Ma come, il ruolo di Dio sarebbe quello di "tappare i buchi" lasciati dalla scienza? Forse che la forza di gravità, e le altre cose che la scienza in qualche modo "spiega", non vengono anch'esse da Dio? E poi, se i buchi si riempiono, Dio che fine fa? E soprattutto, chi siamo noi per giudicare come il Creatore avrebbe dovuto fare le cose? L'uomo razionale e libero non ha paura della libertà di Dio, non gli detta condizioni. Può invece ammirarne l'opera, anche grazie alla scienza, se non è offuscato dal pregiudizio.
 

Marco Bersanelli, Docente di astrofisica, Università di Milano