L’Italia, i giovani e il futuro: alcuni dati

di Redazione, 5 dicembre 2014
In Italia aumentano i giovani che né studiano né cercano lavoro (2,5 milioni nel 2103) e tra di loro solo il 12% si sente tranquillo rispetto al futuro (la media del paese è del 17%).
 
Nel 48° rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato oggi, si evidenzia che sebbene il 47% degli italiani pensa che il peggio della crisi sia alle spalle (12% in più rispetto all'anno scorso) permane una percezione di vulnerabilità che porta il 60% degli italiani a ritenere che a chiunque possa capitare di finire in povertà.
 
Pensando al futuro, il 29% degli italiani prova ansia perché non ha una rete di protezione, il 29% perché ha un retroterra fragile, solo poco più del 17% si sente abbastanza sicuro e con le spalle coperte. Tra i giovani (18-34 anni) sale al 43% la quota di chi si sente inquieto e scende ad al 12% la quota di chi si sente al sicuro.
 
I 15-34enni prima della crisi erano il 50,9% dei disoccupati, ora sono il 75,9%. In aumento i Neet che non studiano, non lavorano e non fanno attività di formazione, passati dai 1.946.000 del 2004 ai 2.435.000 del 2013. I giovani sono anche la maggior parte dei sottoinquadrati: quasi il 20% degli occupati. 
 
In meno di dieci anni sono scomparsi oltre 2,6 milioni di occupati, con una perdita di oltre 142 miliardi di euro che si ripercuote drammaticamente già adesso sul sistema di welfare. Di 4,7 milioni di giovani che vivono per conto proprio, oltre la metà riceve aiuto economico dai genitori.
 
In Italia ripetto agli altri paesi europei c’è minore fiducia nella buona istruzione (51% contro 82% in Germania) e nel lavoro duro (43% contro 74% Regno Unito). In Italia si è più propensi a pensare che servono le conoscenze giuste (il 29% contro il 19% inglese) e  provenire da una famiglia ricca (il 20% contro il 5% francese). L'intelligenza come fattore determinante per l'ascesa sociale raccoglie solo il 7% in Italia: il valore più basso di tutta Europa.
 
Colpisce anche il dato della solitudine: il 47% degli italiani dichiara di rimanere solo durante il giorno in media più di 5 ore al giorno. Sono 78 giorni di isolamento all’anno per ogni italiano in media, senza la presenza fisica di alcuna altra persona.
 
La situazione dei bambini e degli adolescenti
 
A questi dati si aggiungono quelli elaborati dalla Commissione per l’infanzia della Camera assieme alla Fondazione Zancan che fanno sapere che
in Italia dal 2011 a oggi sono raddoppiati i minori in condizioni di povertà relativa (da 700mila a oltre 1,5 milioni).
 
La situazione è particolarmente seria per le famiglie che hanno tre o più figli: una su tre è in condizioni di povertà relativa.
 
L’Italia fa troppo poco per ridurre la povertà dell’infanzia: “In riferimento all’anno 2011, la Francia ha ridotto del 17% la povertà dei minori, la Germania del 17,4%, il Regno Unito del 24,4%, la Svezia del 17,5%» in Italia solo del 6,7%. Peggio perfino della Spagna (7,6%) che è in forte crisi.
 
Nel 2009 lo Stato spendeva per le politiche sociali 2,5 miliardi oggi meno di un terzo. Secondo il 7° «rapporto aggiornamento Crc» il Fondo per le politiche della famiglia nel 2009 era si 186 milioni e mezzo, oggi meno di 21 milioni. 
 
Secondo l’ultimo «Report Card» dell’Istituto degli Innocenti  l’Italia occupa il 22º posto della classifica del “Benessere dei bambini nei paesi ricchi”, alle spalle di Spagna, Ungheria e Polonia.