L'infertilità e gli italiani: il problema è economico

di Raffaele Buscemi, 8 ottobre 2014

L’Italia di oggi stenta a riempire lettini e carrozzine. Raggiunge inoltre un primato negativo. Lo scorso anno, secondo l’Istat, sono venuti al mondo 514.308 bebè (il valore più basso da quando si fanno le rilevazioni), circa 20 mila in meno rispetto all’anno precedente e 62 mila in meno rispetto al 2008, anno che ha segnato l’avvio della crisi. Le attese per il prossimo bilancio sono negative.

Neppure durante le guerre c’è stata tanta difficoltà nel progettare l’allargamento del nucleo familiare. Il paradosso è che i genitori hanno desiderio di procreare ma non possono realizzarlo. Lo ha detto Ketty Vaccaro, responsabile del settore Welfare e sanità del Censis che ha curato l’indagine su fertilità e infertilità intitolata «Diventare genitori oggi», da cui sono presi i dati utilizzati per questo articolo

Gli italiani fanno pochi figli e ne sono consapevoli (l’87% degli intervistati è a conoscenza del calo demografico). Un fenomeno che viene spiegato essenzialmente da motivazioni di tipo economico tra cui prevale il peso della crisi economica attuale, che per circa la metà degli intervistati è tra le principali cause della scarsa propensione ad  avere figli degli italiani. Inoltre l’83,3% afferma che la crisi ha comunque  una rilevanza poiché rende più difficile la scelta di avere un figlio anche per  chi lo vorrebbe, aspetto sottolineato in misura maggiore proprio tra i più giovani fino a 34 anni (90,6%), che sono contemporaneamente coloro che più subiscono l’impatto della crisi e sono maggiormente coinvolti nella decisione della procreazione.

Il 60,7% del campione ritiene che se migliorassero gli interventi pubblici, in  grado di aiutare i genitori su vari fronti (attraverso sussidi, disponibilità di  asili nido, sgravi fiscali, borse di studio, orari di lavoro più flessibili,  possibilità di permessi per le esigenze dei figli, ecc.), le coppie sarebbero più propense ad avere figli. E di questo ruolo sono particolarmente convinti gli intervistati dai 35 ai 49 anni che con ogni probabilità sono quelli che in  misura maggiore si trovano a confrontarsi con la scelta o le responsabilità della genitorialità.

Quando si parla di politiche pubbliche a sostegno della famiglia, di interventi sui quali il  governo italiano dovrebbe, secondo il parere degli intervistati, concentrare maggiore attenzione per sostenere le coppie nella scelta di avere un figlio, sgravi fiscali ed aiuti economici sono la modalità di supporto più indicata (70,6%). Il 56% fa riferimento al sostegno ai costi di educazione dei figli, come rette scolastiche, servizi di mensa o di trasporto e il 67% ritiene che debbano essere potenziati i servizi per la primi infanzia, come gli asili nido. Sullo sfondo l’idea di una sostanziale insufficienza delle attuali politiche pubbliche nel sostenere le coppie in una decisione importante, tendenzialmente auspicata, ma resa sempre più difficile dall’impatto della crisi.

Un altro rapporto che dimostra che l’infertilità italiana non ha nulla a che vedere con la biologia ma con l’economia è il Rapporto giovani” dell’Istituto Giuseppe Toniolo, stilato in occasione del Sinodo sulla famiglia.  

Secondo lo studio il 70 % dei giovani italiani considera la famiglia un pilastro essenziale della propria vita, e la volontà di costruire una famiglia con figli rimane alta (94% favorevole), seppur poi nel tempo tenda progressivamente al ribasso per le difficoltà incontrate nel percorso di transizione alla vita adulta. Considerevole è la quota di chi, potendo, vorrebbe avere più di due figli che raccoglie il 40% dei giovani.

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