La libertà di educazione in Italia

Rielaborazione di Documentazione.info da varie fonti, 12 marzo 2008
Si torna spesso a parlare di scuola e di libertà di scelta educativa da parte dei genitori. In Italia il sistema scolastico, non ancora pienamente parificato, impedisce che tale diritto possa essere esercitato completamente.
Per il dibattito sembrano illuminanti alcuni dati usciti in questi giorni su diversi organi di stampa.

Il costo degli studenti
In un articolo de Il Tempo del 3 marzo vengono riportati alcuni dati interessanti sul costo degli alunni per la scuola: “Uno studente delle paritarie costa molto meno di quello di una scuola pubblica. Per un bambino delle materne, lo Stato spende poco più di 6mila euro, contro i 584 della scuola paritaria. Stesso discorso per la primaria (7.300 per un bambino della statale contro 866) e le secondarie di primo (7.600 contro 106) e secondo grado, dove uno studente delle scuole paritarie costa 50 euro contro 8mila. Uno Stato che non vede la convenienza a mantenere un canale paritario efficiente è uno Stato incosciente”.
 
Non sono i soldi che mancano
Altri dati sulla scuola italiana sono stati pubblicati da Il Riformista il 10 marzo scorso in un articolo che riportiamo per intero: “I numeri della scuola italiana sono imponenti: 42.007 scuole, che fanno capo a 10.759 istituzioni scolastiche, presenti in 7.040 comuni su 8.101. Raccolgono ogni giorno, per 200 giorni all'anno, 7.742.294 alunni, cui insegnano 721.579 docenti. Poco più di dieci alunni per insegnante. Il rapporto insegnante/studenti è decisamente basso. In Europa è 1/15, nei paesi dell'Ocse 1/17. 
Combinato questo dato con quello dei giorni e delle ore passate a scuola – 8.000 circa - ci si aspetterebbe alte performances del sistema. Ma i risultati delle valutazioni internazionali - Ocse-Pisa - e di quelle nazionali - Invalsi - convergono nel segnalare la collocazione del nostro paese nella parte bassa delle classifiche. Per rimanere solamente nel campo delle scienze, basti pensare che in Italia il 25,3% degli studenti si colloca al di sotto di uno standard che in Pisa 2006 è individuato come il livello base di competenza scientifica necessaria per confrontarsi positivamente con situazioni nelle quali «siano chiamate in causa scienza e tecnologia (media Ocse 23,2)».
Servono più soldi? No! L'Italia per la spesa annua per studente si colloca, su 26 paesi, al 6° posto nella scuola primaria, al 10° nella scuola media, al 12° nella secondaria di secondo grado e al 16° nell'istruzione terziaria. Nei primi cinque posti si collocano sempre Stati Uniti, Svizzera, Danimarca e Norvegia. La spesa media complessiva, per anno e per allievo dal livello primario al terziario, è di 7.708 dollari (equivalenti sulla base del potere d'acquisto) contro i 7.343 dei paesi Ocse. Nel livello secondario l'Italia presenta sostanziali differenze tra primo e secondo grado, in controtendenza rispetto agli altri paesi: spendiamo 8.073 dollari per uno studente della media (quasi quanto un universitario) e 7.221 per un studente della superiore contro le medie Ocse di 6.089 e 7.121, rispettivamente. 
 
Quante sono le scuole paritarie
Vincenzo Silvano, presidente della Federazione opere educative (Foe), associazione che conta oltre quattrocento scuole non statali, ha rilasciato un’interessante intervista al settimanale Tempi il 5 marzo dichiarando: “Reperire i dati sulle paritarie è una missione quasi impossibile. Posso dirle che oggi, nelle scuole confederate con noi, 417 per 177 enti gestori, si contano per il 2007/2008, 42 mila alunni. C’è un incremento rispetto all’anno precedente, sicuramente dovuto all’introduzione del buono scuola dal 2003: nelle regioni in cui è ancora previsto un aiuto alle famiglie per l’iscrizione dei figli alle paritarie, cioè Lombardia, Veneto e Piemonte, l’incremento è maggiore. C’è da segnalare, però, anche un trend negativo. Negli ultimi 15 anni, il numero delle paritarie cattoliche si è dimezzato. Le motivazioni sono semplici. C’è stato un calo delle vocazioni, per cui chi gestisce le scuole cattoliche si è trovato ad assumere un numero crescente di insegnanti, con un aumento delle spese. A tutto ciò va aggiunta l’applicazione della legge 626, quella che prevede la messa a norma degli edifici, per la sicurezza. Le congregazioni che gestiscono le paritarie si sono volute adeguare subito, investendo per mettere completamente a norma le proprie scuole, mentre le scuole pubbliche, di solito, si limitano ad una “revisione” del 70 per cento. Tutte queste spese hanno rappresentato una batosta: chi gestiva più istituti, è stato costretto a chiuderne gran parte. Intanto, però, per il futuro prossimo si prevede un trend in crescita per la domanda”.
 
L’Italia rispetto all’Europa
Silvano ha anche messo in luce le differenze del sistema italiano con quello degli altri paesi europei: “C’è una differenza sostanziale con il resto dell’Unione Europea: in Italia non ci sono state crescite esponenziali come in altri paesi perché, di fatto, non c’è la parificazione. Un genitore italiano che paga le tasse, non può spendere anche per mandare i figli nelle private. La legge 62, varata nel 2000 dal ministro Berlinguer, a favore della parificazione prevedeva, tra l’altro, finanziamenti alle scuole, per ridurre le rette. Ebbene, non sono mai stati erogati. Gli unici esempi virtuosi sussistono a livello locale, per esempio in Lombardia. La Foe è favorevole a una misura come quella promossa dal governatore Roberto Formigoni, che prevede finanziamenti diretti non alle scuole, ma alle famiglie: che si trovano di fatto una “dote” per i figli, e sono davvero libere di scegliere. Un provvedimento del genere crea una maggiore concorrenza con la scuola statale, quindi può generare un’offerta formativa di qualità. Quello che desideriamo è una libertà reale di scelta, non un sussidio per la sopravvivenza delle private”.
 
Cosa chiede l’Europa
Per quanto riguarda la libertà di scelta educativa la Comunità Europea si pronunciò nella Risoluzione del Parlamento Europeo del 14 marzo 1984 che si rifà alla Dichiarazione universale dell'Onu e più direttamente alla Convenzione europea di salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Vi si legge: "il sistema scolastico deve rispondere alle relative disposizioni della Convenzione europea sui diritti dell'uomo e la liberà" (art. 4); e si richiede che "la liberà di insegnamento e di istruzione deve essere garantita; (...) spetta ai genitori decidere in merito alla scelta della scuola per i loro figli" (art.7). Ma il documento va anche oltre: "Il diritto alla libertà di insegnamento implica per sua natura l'obbligo degli Stati membri di rendere possibile l'esercizio di tale diritto anche sotto il profilo finanziario e di accordare alle scuole le sovvenzioni pubbliche necessarie allo svolgimento del loro compito e all'adempimento dei loro obblighi, in condizioni uguali a quelle di cui beneficiano gli istituti corrispondenti, senza discriminazioni nei confronti dei gestori, dei genitori, degli alunni e del personale" (art. 9).
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