Elaborazione di doc.info da varie fonti, 28 marzo 2008
Padre Federico Lombardi direttore della Sala Stampa della Santa Sede il 27 marzo ha fatto chiarezza sulla vicenda del battesimo di Magdi Allam con queste parole:
“Amministrare il battesimo ad una persona implica riconoscere che ha accolto la fede cristiana liberamente e sinceramente, nei suoi articoli fondamentali, espressi nella “professione di fede”. Questa viene pubblicamente proclamata in occasione del battesimo. Naturalmente ogni credente è libero di conservare le proprie idee su una vastissima gamma di questioni e di problemi in cui vi è fra i cristiani un legittimo pluralismo. Accogliere nella Chiesa un nuovo credente non significa evidentemente sposarne tutte le idee e le posizioni, in particolare su temi politici o sociali. Il battesimo di Magdi Cristiano Allam è una buona occasione per ribadire espressamente questo principio fondamentale. Egli ha diritto di esprimere le proprie idee, che rimangono idee personali, senza evidentemente diventare in alcun modo espressione ufficiale delle posizioni del Papa o della Santa Sede”.
Per quanto riguarda la posizione della Chiesa nel suo rapporto con l’Islam può essere opportuno andare a rileggersi alcuni documenti.
Concilio Vaticano II: documento Nostra aetate
Durante il Concilio fu dedicato ampio spazio al dialogo con le altre religioni e con quella musulmana. Nella dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le altre religioni, Nostra Aetate, datata 28 ottobre 1965 al punto numero 2 si esprime la posizione della Chiesa nei confronti delle fedi diverse:
“La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini. Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose. Essa perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi”.
Per quanto riguarda la religione musulmana il documento si esprime nel punto numero 3:
“La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno. Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”.
La Lumen gentium
Anche nella costituzione dogmatica Lumen gentium del 21 novembre 1964, viene affrontato il tema dei musulmani:
“il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso che giudicherà gli uomini nel giorno finale. Dio non è neppure lontano dagli altri che cercano il Dio ignoto nelle ombre e sotto le immagini, poiché egli dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa (cfr At 1,7,25-26), e come Salvatore vuole che tutti gli uomini si salvino (cfr. 1 Tm 2,4). Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa ma che tuttavia cercano sinceramente Dio e coll'aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna. Né la divina Provvidenza nega gli aiuti necessari alla salvezza a coloro che non sono ancora arrivati alla chiara cognizione e riconoscimento di Dio, ma si sforzano, non senza la grazia divina, di condurre una vita retta. Poiché tutto ciò che di buono e di vero si trova in loro è ritenuto dalla Chiesa come una preparazione ad accogliere il Vangelo e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita. (...) Perciò la Chiesa per promuovere la gloria di Dio e la salute di tutti costoro, memore del comando del Signore che dice: « Predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15), mette ogni cura nell'incoraggiare e sostenere le missioni”.
Giovanni Paolo II e i musulmani
Nel 1985 in una visita in Marocco, Giovanni Paolo II rivolse queste parole a circa centomila giovani musulmani radunati nello stadio di Casablanca:
“La Chiesa cattolica guarda con rispetto e riconosce la qualità del vostro cammino religioso, la ricchezza della vostra tradizione spirituale. Anche noi, cristiani, siamo fieri della nostra tradizione religiosa. Credo che noi, cristiani e musulmani, dobbiamo riconoscere con gioia i valori religiosi che abbiamo in comune e renderne grazie a Dio. Gli uni e gli altri crediamo in un Dio, il Dio unico, che è pienezza di giustizia e pienezza di misericordia; noi crediamo all’importanza della preghiera, del digiuno e dell’elemosina, della penitenza e del perdono; noi crediamo che Dio ci sarà giudice misericordioso alla fine dei tempi e noi speriamo che dopo la risurrezione egli sarà soddisfatto di noi e noi sappiamo che saremo soddisfatti di lui. La lealtà esige pure che riconosciamo e rispettiamo le nostre differenze. Evidentemente, quella più fondamentale è lo sguardo che posiamo sulla persona e sull’opera di Gesù di Nazaret. Voi sapete che, per i cristiani, questo Gesù li fa entrare in un’intima conoscenza del mistero di Dio e in una comunione filiale con i suoi doni, sebbene lo riconoscano e lo proclamino Signore e Salvatore. Queste sono differenze importanti, che noi possiamo accettare con umiltà e rispetto, in una mutua tolleranza; in ciò vi è un mistero sul quale Dio ci illuminerà un giorno, ne sono certo. Cristiani e musulmani, generalmente ci siamo malcompresi, e qualche volta, in passato, ci siamo opposti e anche persi in polemiche e in guerre. Io credo che Dio c’inviti oggi, a cambiare le nostre vecchie abitudini. Dobbiamo rispettarci e anche stimolarci gli uni gli altri nelle opere di bene sul cammino di Dio. Voi sapete, con me, quale è il prezzo dei valori spirituali. Le ideologie e gli slogan non possono soddisfarvi né risolvere i problemi della vostra vita. Solo i valori spirituali e morali possono farlo, ed essi hanno Dio per fondamento. Auspico, cari giovani, che possiate contribuire a costruire un mondo in cui Dio abbia il primo posto per aiutare a salvare l’uomo. Su questo cammino, siate certi della stima e della collaborazione dei vostri fratelli e sorelle cattolici, che io rappresento tra voi questa sera”.
Il 10 febbraio 1993 in un viaggio in Sudan rivolse queste parole ai capi di diverse religioni tra cui alcuni esponenti musulmani:
“Qui in Sudan non posso fare a meno di sottolineare ancora una volta l’alta considerazione della Chiesa Cattolica verso i seguaci dell’Islam. I Cattolici sudanesi riconoscono che i loro vicini musulmani danno grande valore alla vita morale e adorano l’unico Dio, onnipotente e misericordioso – soprattutto attraverso la preghiera, l’elemosina e il digiuno. Essi apprezzano il fatto che voi venerate Gesù e sua Madre Maria (cf. Nostra aetate, 3). Essi riconoscono che esistono dei motivi molto validi per una maggiore comprensione reciproca e desiderano collaborare con voi per ridare pace e prosperità alla nazione. Spero che questo incontro contribuirà a una nuova era di dialogo costruttivo e di benevolenza”.
Nel 2001 fu storica la sua visita in Siria durante la quale fu il primo papa nella storia a visitare la moschea di Omayyadi a Damasco. Lui stesso ne parlò nel suo discorso di congedo l’8 maggio 2001:
“Serberò nel cuore il ricordo della mia visita alla Moschea degli Omayyādi e della cortese accoglienza ricevuta da Sua Eccellenza il Ministro del Wafq, da Sua Eminenza il Gran Mufti e dalla comunità musulmana. Prego affinché la lunga tradizione siriana di rapporti armoniosi tra cristiani e musulmani continui e diventi sempre più forte, per testimoniare al mondo che la religione, come adorazione di Dio Onnipotente, getta il seme della pace nel cuore delle persone. Esaudendo i desideri più profondi dello spirito umano, essa arricchisce e unisce la famiglia umana nel suo cammino attraverso la storia”.
E nel 2002 ad Assisi pronunciò queste parole, sintesi del suo pensiero sul rapporto tra pace e dialogo inter-religioso:
“Le tradizioni religiose posseggono le risorse necessarie per superare le frammentazioni e per favorire la reciproca amicizia e il rispetto tra i popoli. (...) Tragici conflitti sono spesso derivati dall'ingiusta associazione della religione con interessi nazionalistici, politici, economici o di altro genere. Ancora una volta noi, insieme qui riuniti, affermiamo che chi utilizza la religione per fomentare la violenza ne contraddice l'ispirazione più autentica e profonda”.
È da ricordare che Giovanni Paolo II si pronunciò apertamente contro la guerra prima in Afganistan e poi in Iraq, cosa che rimase impressa nella memoria di molti musulmani.
Benedetto XVI
Il 25 aprile 2005 in un incontro con rappresentanti di altre chiese cristiane e di altre religioni così si rivolse ai musulmani:
“Sono particolarmente grato per la presenza tra voi di membri della comunità musulmana, ed esprimo il mio apprezzamento per la crescita del dialogo tra musulmani e cristiani, a livello sia locale sia internazionale. Vi assicuro che la Chiesa vuole continuare a costruire ponti di amicizia con i seguaci di tutte le religioni, al fine di ricercare il bene autentico di ogni persona e della società nel suo insieme. Il mondo nel quale viviamo è spesso segnato da conflitti, violenza e guerra, ma anela seriamente alla pace, una pace che è soprattutto un dono di Dio, una pace per la quale dobbiamo pregare incessantemente. Tuttavia, la pace è anche un dovere per il quale tutti i popoli si devono impegnare, soprattutto quelli che professano di appartenere a tradizioni religiose. I nostri sforzi per incontrarci e promuovere il dialogo sono un prezioso contributo per costruire la pace su solide fondamenta. Papa Giovanni Paolo II, il mio venerabile predecessore, all'inizio del nuovo Millennio ha scritto che "il nome dell'unico Dio deve diventare sempre di più, qual è, un nome di pace e un imperativo di pace" (Novo Millennio ineunte, n. 55). Pertanto è imperativo impegnarsi in un dialogo autentico e sincero, costruito sul rispetto della dignità di ogni persona umana, creata, come noi cristiani fermamente crediamo, a immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1, 26-27).
Il 20 agosto 2005 durante un incontro con i rappresentanti di alcune comunità musulmane a Colonia il papa affrontò il tema del terrorismo:
“mi rivolgo a voi, cari amici musulmani, per condividere con voi le mie speranze e mettervi a parte anche delle mie preoccupazioni in questi momenti particolarmente difficili della storia del nostro tempo. Sono certo di interpretare anche il vostro pensiero nel porre in evidenza, tra le preoccupazioni, quella che nasce dalla constatazione del dilagante fenomeno del terrorismo. Continuano a ripetersi in varie parti del mondo azioni terroristiche, che seminano morte e distruzione, gettando molti nostri fratelli e sorelle nel pianto e nella disperazione. Gli ideatori e programmatori di questi attentati mostrano di voler avvelenare i nostri rapporti, servendosi di tutti i mezzi, anche della religione, per opporsi ad ogni sforzo di convivenza pacifica, leale e serena. Il terrorismo, di qualunque matrice esso sia, è una scelta perversa e crudele, che calpesta il diritto sacrosanto alla vita e scalza le fondamenta stesse di ogni civile convivenza. Se insieme riusciremo ad estirpare dai cuori il sentimento di rancore, a contrastare ogni forma di intolleranza e ad opporci ad ogni manifestazione di violenza, freneremo l’ondata di fanatismo crudele che mette a repentaglio la vita di tante persone, ostacolando il progresso della pace nel mondo. Il compito è arduo, ma non impossibile. Il credente infatti sa di poter contare, nonostante la propria fragilità, sulla forza spirituale della preghiera”.
Il 25 settembre 2006 in un incontro con gli ambasciatori di paesi a maggioranza musulmana così si espresse:
“In un mondo segnato dal relativismo, e che troppo spesso esclude la trascendenza dall’universalità della ragione, abbiamo assolutamente bisogno d’un dialogo autentico tra le religioni e tra le culture, un dialogo in grado di aiutarci a superare insieme tutte le tensioni in uno spirito di proficua intesa. In continuità con l’opera intrapresa dal mio predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, auspico dunque vivamente che i rapporti ispirati a fiducia, che si sono instaurati da diversi anni fra cristiani e musulmani, non solo proseguano, ma si sviluppino in uno spirito di dialogo sincero e rispettoso, un dialogo fondato su una conoscenza reciproca sempre più autentica che, con gioia, riconosce i valori religiosi comuni e, con lealtà, prende atto e rispetta le differenze. Il dialogo interreligioso e interculturale costituisce una necessità per costruire insieme il mondo di pace e di fraternità ardentemente auspicato da tutti gli uomini di buona volontà. In questo ambito, i nostri contemporanei attendono da noi un’ eloquente testimonianza in grado di indicare a tutti il valore della dimensione religiosa dell’esistenza. E’ pertanto necessario che, fedeli agli insegnamenti delle loro rispettive tradizioni religiose, cristiani e musulmani imparino a lavorare insieme, come già avviene in diverse comuni esperienze, per evitare ogni forma di intolleranza ed opporsi ad ogni manifestazione di violenza; è altresì doveroso che noi, Autorità religiose e Responsabili politici, li guidiamo ed incoraggiamo ad agire così“.
In Turchia
Durante il suo viaggi in turchia, Benedetto XVI è entrato nella Moschea Blu, a Istanbul il 30 novembre 2006. All'ingresso nella moschea, rispettando l'usanza dei fedeli musulmani, Benedetto XVI si è tolto le scarpe. Durante la vistita il Papa si è rivolto al Muftì con queste parole: "Questa visita ci aiuterà a trovare insieme i modi, le strade della pace per il bene dell'umanità". Dopo un momento di raccoglimento davanti alla nicchia che indica La Mecca, Benedetto XVI ha ringraziato il Muftì: "grazie per questo momento di preghiera", ha affermato il Pontefice.
Lo sviluppo del dialogo
Da ricordare che il 5 marzo 2008 si è concluso in Vaticano un incontro tra una delegazione del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, guidata dal cardinale presidente Jean-Louis Tauran, e una rappresentanza dei firmatari della nota Lettera aperta “Una parola comune”, inviata a ottobre da 138 saggi musulmani al Papa. L’incontro ha prodotto la costituzione di un Forum cattolico-musulmano per sviluppare ulteriormente il dialogo. Il primo seminario del Forum si svolgerà a Roma dal 4 al 6 novembre prossimi. Vi parteciperanno 24 rappresentanti cattolici e 24 musulmani. I partecipanti saranno poi ricevuti da Benedetto XVI.
“Amministrare il battesimo ad una persona implica riconoscere che ha accolto la fede cristiana liberamente e sinceramente, nei suoi articoli fondamentali, espressi nella “professione di fede”. Questa viene pubblicamente proclamata in occasione del battesimo. Naturalmente ogni credente è libero di conservare le proprie idee su una vastissima gamma di questioni e di problemi in cui vi è fra i cristiani un legittimo pluralismo. Accogliere nella Chiesa un nuovo credente non significa evidentemente sposarne tutte le idee e le posizioni, in particolare su temi politici o sociali. Il battesimo di Magdi Cristiano Allam è una buona occasione per ribadire espressamente questo principio fondamentale. Egli ha diritto di esprimere le proprie idee, che rimangono idee personali, senza evidentemente diventare in alcun modo espressione ufficiale delle posizioni del Papa o della Santa Sede”.
Per quanto riguarda la posizione della Chiesa nel suo rapporto con l’Islam può essere opportuno andare a rileggersi alcuni documenti.
Concilio Vaticano II: documento Nostra aetate
Durante il Concilio fu dedicato ampio spazio al dialogo con le altre religioni e con quella musulmana. Nella dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le altre religioni, Nostra Aetate, datata 28 ottobre 1965 al punto numero 2 si esprime la posizione della Chiesa nei confronti delle fedi diverse:
“La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini. Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose. Essa perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi”.
Per quanto riguarda la religione musulmana il documento si esprime nel punto numero 3:
“La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno. Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”.
La Lumen gentium
Anche nella costituzione dogmatica Lumen gentium del 21 novembre 1964, viene affrontato il tema dei musulmani:
“il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso che giudicherà gli uomini nel giorno finale. Dio non è neppure lontano dagli altri che cercano il Dio ignoto nelle ombre e sotto le immagini, poiché egli dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa (cfr At 1,7,25-26), e come Salvatore vuole che tutti gli uomini si salvino (cfr. 1 Tm 2,4). Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa ma che tuttavia cercano sinceramente Dio e coll'aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna. Né la divina Provvidenza nega gli aiuti necessari alla salvezza a coloro che non sono ancora arrivati alla chiara cognizione e riconoscimento di Dio, ma si sforzano, non senza la grazia divina, di condurre una vita retta. Poiché tutto ciò che di buono e di vero si trova in loro è ritenuto dalla Chiesa come una preparazione ad accogliere il Vangelo e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita. (...) Perciò la Chiesa per promuovere la gloria di Dio e la salute di tutti costoro, memore del comando del Signore che dice: « Predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15), mette ogni cura nell'incoraggiare e sostenere le missioni”.
Giovanni Paolo II e i musulmani
Nel 1985 in una visita in Marocco, Giovanni Paolo II rivolse queste parole a circa centomila giovani musulmani radunati nello stadio di Casablanca:
“La Chiesa cattolica guarda con rispetto e riconosce la qualità del vostro cammino religioso, la ricchezza della vostra tradizione spirituale. Anche noi, cristiani, siamo fieri della nostra tradizione religiosa. Credo che noi, cristiani e musulmani, dobbiamo riconoscere con gioia i valori religiosi che abbiamo in comune e renderne grazie a Dio. Gli uni e gli altri crediamo in un Dio, il Dio unico, che è pienezza di giustizia e pienezza di misericordia; noi crediamo all’importanza della preghiera, del digiuno e dell’elemosina, della penitenza e del perdono; noi crediamo che Dio ci sarà giudice misericordioso alla fine dei tempi e noi speriamo che dopo la risurrezione egli sarà soddisfatto di noi e noi sappiamo che saremo soddisfatti di lui. La lealtà esige pure che riconosciamo e rispettiamo le nostre differenze. Evidentemente, quella più fondamentale è lo sguardo che posiamo sulla persona e sull’opera di Gesù di Nazaret. Voi sapete che, per i cristiani, questo Gesù li fa entrare in un’intima conoscenza del mistero di Dio e in una comunione filiale con i suoi doni, sebbene lo riconoscano e lo proclamino Signore e Salvatore. Queste sono differenze importanti, che noi possiamo accettare con umiltà e rispetto, in una mutua tolleranza; in ciò vi è un mistero sul quale Dio ci illuminerà un giorno, ne sono certo. Cristiani e musulmani, generalmente ci siamo malcompresi, e qualche volta, in passato, ci siamo opposti e anche persi in polemiche e in guerre. Io credo che Dio c’inviti oggi, a cambiare le nostre vecchie abitudini. Dobbiamo rispettarci e anche stimolarci gli uni gli altri nelle opere di bene sul cammino di Dio. Voi sapete, con me, quale è il prezzo dei valori spirituali. Le ideologie e gli slogan non possono soddisfarvi né risolvere i problemi della vostra vita. Solo i valori spirituali e morali possono farlo, ed essi hanno Dio per fondamento. Auspico, cari giovani, che possiate contribuire a costruire un mondo in cui Dio abbia il primo posto per aiutare a salvare l’uomo. Su questo cammino, siate certi della stima e della collaborazione dei vostri fratelli e sorelle cattolici, che io rappresento tra voi questa sera”.
Il 10 febbraio 1993 in un viaggio in Sudan rivolse queste parole ai capi di diverse religioni tra cui alcuni esponenti musulmani:
“Qui in Sudan non posso fare a meno di sottolineare ancora una volta l’alta considerazione della Chiesa Cattolica verso i seguaci dell’Islam. I Cattolici sudanesi riconoscono che i loro vicini musulmani danno grande valore alla vita morale e adorano l’unico Dio, onnipotente e misericordioso – soprattutto attraverso la preghiera, l’elemosina e il digiuno. Essi apprezzano il fatto che voi venerate Gesù e sua Madre Maria (cf. Nostra aetate, 3). Essi riconoscono che esistono dei motivi molto validi per una maggiore comprensione reciproca e desiderano collaborare con voi per ridare pace e prosperità alla nazione. Spero che questo incontro contribuirà a una nuova era di dialogo costruttivo e di benevolenza”.
Nel 2001 fu storica la sua visita in Siria durante la quale fu il primo papa nella storia a visitare la moschea di Omayyadi a Damasco. Lui stesso ne parlò nel suo discorso di congedo l’8 maggio 2001:
“Serberò nel cuore il ricordo della mia visita alla Moschea degli Omayyādi e della cortese accoglienza ricevuta da Sua Eccellenza il Ministro del Wafq, da Sua Eminenza il Gran Mufti e dalla comunità musulmana. Prego affinché la lunga tradizione siriana di rapporti armoniosi tra cristiani e musulmani continui e diventi sempre più forte, per testimoniare al mondo che la religione, come adorazione di Dio Onnipotente, getta il seme della pace nel cuore delle persone. Esaudendo i desideri più profondi dello spirito umano, essa arricchisce e unisce la famiglia umana nel suo cammino attraverso la storia”.
E nel 2002 ad Assisi pronunciò queste parole, sintesi del suo pensiero sul rapporto tra pace e dialogo inter-religioso:
“Le tradizioni religiose posseggono le risorse necessarie per superare le frammentazioni e per favorire la reciproca amicizia e il rispetto tra i popoli. (...) Tragici conflitti sono spesso derivati dall'ingiusta associazione della religione con interessi nazionalistici, politici, economici o di altro genere. Ancora una volta noi, insieme qui riuniti, affermiamo che chi utilizza la religione per fomentare la violenza ne contraddice l'ispirazione più autentica e profonda”.
È da ricordare che Giovanni Paolo II si pronunciò apertamente contro la guerra prima in Afganistan e poi in Iraq, cosa che rimase impressa nella memoria di molti musulmani.
Benedetto XVI
Il 25 aprile 2005 in un incontro con rappresentanti di altre chiese cristiane e di altre religioni così si rivolse ai musulmani:
“Sono particolarmente grato per la presenza tra voi di membri della comunità musulmana, ed esprimo il mio apprezzamento per la crescita del dialogo tra musulmani e cristiani, a livello sia locale sia internazionale. Vi assicuro che la Chiesa vuole continuare a costruire ponti di amicizia con i seguaci di tutte le religioni, al fine di ricercare il bene autentico di ogni persona e della società nel suo insieme. Il mondo nel quale viviamo è spesso segnato da conflitti, violenza e guerra, ma anela seriamente alla pace, una pace che è soprattutto un dono di Dio, una pace per la quale dobbiamo pregare incessantemente. Tuttavia, la pace è anche un dovere per il quale tutti i popoli si devono impegnare, soprattutto quelli che professano di appartenere a tradizioni religiose. I nostri sforzi per incontrarci e promuovere il dialogo sono un prezioso contributo per costruire la pace su solide fondamenta. Papa Giovanni Paolo II, il mio venerabile predecessore, all'inizio del nuovo Millennio ha scritto che "il nome dell'unico Dio deve diventare sempre di più, qual è, un nome di pace e un imperativo di pace" (Novo Millennio ineunte, n. 55). Pertanto è imperativo impegnarsi in un dialogo autentico e sincero, costruito sul rispetto della dignità di ogni persona umana, creata, come noi cristiani fermamente crediamo, a immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1, 26-27).
Il 20 agosto 2005 durante un incontro con i rappresentanti di alcune comunità musulmane a Colonia il papa affrontò il tema del terrorismo:
“mi rivolgo a voi, cari amici musulmani, per condividere con voi le mie speranze e mettervi a parte anche delle mie preoccupazioni in questi momenti particolarmente difficili della storia del nostro tempo. Sono certo di interpretare anche il vostro pensiero nel porre in evidenza, tra le preoccupazioni, quella che nasce dalla constatazione del dilagante fenomeno del terrorismo. Continuano a ripetersi in varie parti del mondo azioni terroristiche, che seminano morte e distruzione, gettando molti nostri fratelli e sorelle nel pianto e nella disperazione. Gli ideatori e programmatori di questi attentati mostrano di voler avvelenare i nostri rapporti, servendosi di tutti i mezzi, anche della religione, per opporsi ad ogni sforzo di convivenza pacifica, leale e serena. Il terrorismo, di qualunque matrice esso sia, è una scelta perversa e crudele, che calpesta il diritto sacrosanto alla vita e scalza le fondamenta stesse di ogni civile convivenza. Se insieme riusciremo ad estirpare dai cuori il sentimento di rancore, a contrastare ogni forma di intolleranza e ad opporci ad ogni manifestazione di violenza, freneremo l’ondata di fanatismo crudele che mette a repentaglio la vita di tante persone, ostacolando il progresso della pace nel mondo. Il compito è arduo, ma non impossibile. Il credente infatti sa di poter contare, nonostante la propria fragilità, sulla forza spirituale della preghiera”.
Il 25 settembre 2006 in un incontro con gli ambasciatori di paesi a maggioranza musulmana così si espresse:
“In un mondo segnato dal relativismo, e che troppo spesso esclude la trascendenza dall’universalità della ragione, abbiamo assolutamente bisogno d’un dialogo autentico tra le religioni e tra le culture, un dialogo in grado di aiutarci a superare insieme tutte le tensioni in uno spirito di proficua intesa. In continuità con l’opera intrapresa dal mio predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, auspico dunque vivamente che i rapporti ispirati a fiducia, che si sono instaurati da diversi anni fra cristiani e musulmani, non solo proseguano, ma si sviluppino in uno spirito di dialogo sincero e rispettoso, un dialogo fondato su una conoscenza reciproca sempre più autentica che, con gioia, riconosce i valori religiosi comuni e, con lealtà, prende atto e rispetta le differenze. Il dialogo interreligioso e interculturale costituisce una necessità per costruire insieme il mondo di pace e di fraternità ardentemente auspicato da tutti gli uomini di buona volontà. In questo ambito, i nostri contemporanei attendono da noi un’ eloquente testimonianza in grado di indicare a tutti il valore della dimensione religiosa dell’esistenza. E’ pertanto necessario che, fedeli agli insegnamenti delle loro rispettive tradizioni religiose, cristiani e musulmani imparino a lavorare insieme, come già avviene in diverse comuni esperienze, per evitare ogni forma di intolleranza ed opporsi ad ogni manifestazione di violenza; è altresì doveroso che noi, Autorità religiose e Responsabili politici, li guidiamo ed incoraggiamo ad agire così“.
In Turchia
Durante il suo viaggi in turchia, Benedetto XVI è entrato nella Moschea Blu, a Istanbul il 30 novembre 2006. All'ingresso nella moschea, rispettando l'usanza dei fedeli musulmani, Benedetto XVI si è tolto le scarpe. Durante la vistita il Papa si è rivolto al Muftì con queste parole: "Questa visita ci aiuterà a trovare insieme i modi, le strade della pace per il bene dell'umanità". Dopo un momento di raccoglimento davanti alla nicchia che indica La Mecca, Benedetto XVI ha ringraziato il Muftì: "grazie per questo momento di preghiera", ha affermato il Pontefice.
Lo sviluppo del dialogo
Da ricordare che il 5 marzo 2008 si è concluso in Vaticano un incontro tra una delegazione del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, guidata dal cardinale presidente Jean-Louis Tauran, e una rappresentanza dei firmatari della nota Lettera aperta “Una parola comune”, inviata a ottobre da 138 saggi musulmani al Papa. L’incontro ha prodotto la costituzione di un Forum cattolico-musulmano per sviluppare ulteriormente il dialogo. Il primo seminario del Forum si svolgerà a Roma dal 4 al 6 novembre prossimi. Vi parteciperanno 24 rappresentanti cattolici e 24 musulmani. I partecipanti saranno poi ricevuti da Benedetto XVI.
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