In Italia più emigranti e meno immigrati

di Stefano Grossi Gondi, 11 dicembre 2014

Nonostante in molti pensino il contrario, l’Italia attrae sempre meno gli immigrati. Nel 2013 gli arrivi dall’estero sono stati infatti 307 mila, 43 mila in meno rispetto all’anno precedente (-12,3%). È quanto emerge dall’ultimo report dell’Istat sulle migrazioni internazionali e interne della popolazione residente. Sebbene in calo rispetto agli anni precedenti, l’Italia rimane, tuttavia, meta di consistenti flussi migratori dall’estero, anche se la maggior parte dei nuovi immigrati è di origine Europea. 

 

In compenso aumentano gli italiani che emigrano all’estero. Nel 2013 infatti «si contano 126 mila cancellazioni dalle anagrafi per l’estero, 20 mila in piu’ dell’anno precedente. Il saldo migratorio netto con l’estero e’ pari a 182 mila unita’ nel 2013. In forte diminuzione rispetto all’anno precedente (-25,7%), e’ anche il valore piu’ basso registrato dal 2007». L’aumento delle emigrazioni e’ dovuto principalmente ai cittadini italiani, «le cui cancellazioni passano da 68 mila nel 2012 a 82 mila unita’ nel 2013 (+21%). In aumento anche le cancellazioni di cittadini stranieri residenti, da 38 mila a 44 mila unita’ (+14%). Le principali mete di destinazione per gli italiani sono il Regno Unito, la Germania, la Svizzera e la Francia. Nel loro insieme questi paesi accolgono oltre la meta’ dei flussi in uscita».

Il vero problema della bilancia emigrati/immigrati è la qualità: l'Italia è uno dei paesi europei con la più scarsa attrattiva per i ricercatori per esempio, esportiamo quindi moltissimi laureati che vengono sostituiti da immigrati che, almeno alla prima generazione, trovano occupazione per lo più in settori professionali non più appetibili per gli italiani.

Gli immigrati e il lavoro

E proprio a proposito dei risvolti sul mercato del lavoro, esiste un fenomeno in costante evoluzione che sta diventando un fattore sempre più rilevante nelle economie dei paesi più avanzati.  Uno sguardo approfondito sull'immigrazione si può trovare nel 2014 International Migration Outlook, presentato l'1 dicembre scorso dall'OCSE. Gli immigrati rappresentano il 10% della popolazione dei paesi Ocse (il 9,4% per quanto riguarda l'Italia) e la loro presenza ha un forte influsso nel mondo del lavoro: dal Rapporto risulta che l'aumento della forza lavoro complessiva in tutti questi paesi è dovuta per il 70% agli immigrati.

E in Italia gli immigrati hanno un tasso di occupazione maggiore rispetto ai nativi italiani, come si vede nella tabella.

Altro dato significativo: gli immigrati in Italia hanno il più basso livello di scolarizzazione, in particolare tra gli uomini, rispetto agli altri paesi Ocse.

Da un altra ricerca veniamo a sapere che il bilancio del fattore immigrazione nell'economia italiana risulta in attivo di quasi 4 miliardi di euro. I conti (relativi al 2012) li ha fatti Neodemos, confrontando il gettito contributivo degli stranieri e la spesa pubblica a loro rivolta.

Dai dati Censis ricaviamo infine un dato comparativo: di fronte alla crisi, gli immigrati reagiscono meglio degli italiani. L'esempio sono le imprese: dal 2007 ad oggi quelle con titolare extracomunitario sono aumentate del 31,4%, mentre quelle gestite da un cittadino italiano sono diminuite del 10%. Il fenomeno si sta sviluppando soprattutto nell'ambito degli esercizi commerciali. I negozi di alimentari gestiti da stranieri rappresentavano a fine 2010 il 10% del totale. Sono in crescita anche le imprese artigiane condotte da stranieri (+ 2,9%) mentre quelle italiane scendono del 4,5%.