In Iraq 600 mila civili morti da inizio guerra

Corriere.it, 12 ottobre 2006
NEW YORK - Dal marzo 2003 a luglio 2006 la guerra in Iraq ha provocato la morte di 601.027 civili iracheni. La cifra in realtà è una media tra un minimo di 426.369 decessi e un massimo di 793.663. Si tratta del più accurato studio sui devastanti effetti della guerra sulla popolazione civile, condotto dalla Scuola medica Bloomberg dell’Università Johns Hopkins, che sarà pubblicato dalla rivista di medicina inglese «Lancet» e che è stato anticipato mercoledì dal «New York Times».
Il presidente americano George W. Bush ha replicato che «queste cifre non sono credibili», aggiungendo che anche il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld e il comandante del contingente in Iraq, generale George Casey, sono del suo stesso avviso.

Studio accurato
Lo studio è stata condotto da otto medici iracheni dell’Università Mustansiriya di Bagdad tra il 20 maggio e il 10 giugno scorsi su un campione di 1.849 famiglie, composte in media da sette membri, in 47 zone del Paese. Le aree sono state scelte solo in base alla densità di popolazione e non al tasso di violenza. Ogni membro di ciascuna famiglia ha riferito dei lutti avuti nei 14 mesi precedenti la guerra e nel periodo successivo. Stando ai risultati dello studio, prima del conflitto si avevano 5,5 morti ogni mille persone, dopo la guerra 13,3 ogni mille. Le ferite da arma da fuoco hanno causato il 56% delle morti violente, mentre autobombe e altre esplosioni il 14%. Un altro 31% è stato causato dai bombardamenti o dalle operazioni delle forze di coalizione.
Se le cifre riportate sono esatte, il numero delle vittime di ogni mese sale a 15 mila, il quadruplo di quelle dello scorso luglio, considerato il peggiore dal governo iracheno.

 


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