Emergenza demografica in Italia. E le pensioni chi le paga?

di Filippo Passantino, 7 marzo 2017

Sempre più nonni, sempre meno nipoti. I dati Istat scattano una nuova fotografia di un’Italia in piena emergenza demografica, come abbiamo fatto notare anche l’anno scorso. Una condizione con ricadute inevitabili anche dal punto di vista previdenziale. Dati alla mano, aggiornati al 1° gennaio 2017, la popolazione residente in Italia è composta da 60 milioni 579 mila persone, un numero in calo di 86 mila unità rispetto all'anno precedente (quando erano 60 milioni 656 mila), nonostante la presenza di una fetta di stranieri, che compensa l’inverno demografico. Nel 2015 si era toccato il livello minimo delle nascite per gli italiani, pari a 486 mila. Nel 2016 il dato è stato ancora peggiore: 474 mila. I morti invece sono stati 608 mila. Numeri che evidenziano una perdita di 134 mila italiani, in pratica una città come Ferrara è stata interamente cancellata in un anno. Dunque, meno giovani e più anziani che avranno diritto a percepire una pensione. Ma chi la pagherà? Un problema che scoppierà tra 13 anni, quando, secondo una proiezione elaborata dagli esperti per La Stampa, sarebbero a rischio gli assegni pensionistici. 

Nel 2030 infatti lasceranno le loro occupazioni i figli del baby boom, cioè quel milione di bambini nati nel biennio 1964-65. Persone che, al compimento dei 66-67 anni, busseranno alla porta dell’Inps. Un picco di richieste pensionistiche che si tradurrà in una profonda crisi, soprattutto se la crescita economica rimarrà modesta. Una situazione che potrebbe trovare un lieve sollievo nell’intervento degli immigrati che col loro lavoro possano contribuire a pagare le pensioni degli italiani. L’Italia non potrà invece contare sull’aiuto dei giovani in fuga dal Paese, che nell’ultimo anno sono stati 115 mila, il 12,6% in più rispetto al 2015

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