
Chi ha inventato lo champagne? Quando è stato inventato? Ma soprattutto, sapevate che è stato un monaco a farlo e che il suo nome era Dom Pérignon, come il famoso marchio?
Parliamo spesso di uomini di fede che hanno contribuito al progresso dell’umanità grazie al loro studio o alle loro scoperte scientifiche, ma oggi vi racconteremo la storia un altro uomo di fede che, sempre attraverso il proprio studio, ha contribuito anch’egli al progresso in una forma e in un campo differenti, ma non per questo meno rilevanti. Come? Inventando lo champagne.
Parliamo di Pierre Pérignon, conosciuto anche come Dom Pérignon (da cui il nome della noto marchio di champagne), ovvero il monaco benedettino che ha inventato lo champagne. La scoperta è dovuta in parte al caso e in parte alla sapienza che gli derivava dal ruolo di “procuratore” delle vigne del suo convento. Una versione più completa (e in francese) della sua storia si può leggere nell’archivio dell’Union des Maisons de Champagne, che dal 1882 riunisce le principali case di produzione dello champagne.
Negli anni infatti, Pierre Pérignon si era impegnato nella selezione dei vitigni (e dei metodi per coltivarli) necessari per la realizzazione dello champagne. Il monaco francese, nato nel 1638 non lontano dalla regione dello Champagne, dopo la sua ordinazione entrò nel monastero di Saint-Pierre d’Hautvillers dove visse fino alla sua morte, avvenuta nel 1715.
Il monastero di Saint-Pierre d’Hautvillers si manteneva solo grazie alle donazioni della popolazione e alla vendita di alcuni prodotti lavorati dai monaci (tra cui, appunto, il vino) e il compito di Dom Pierre Pérignon era quello di “procuratore”, ovvero di gestire gli affari dell’abbazia, e di responsabile dei vigneti. Ricoprì questa carica per 47 anni, venendo riconfermato ogni anno a prova della soddisfazione degli abati per il lavoro di Dom Pierre.
Le due versioni più diffuse (e probabilmente non del tutto vere) della storia della nascita dello champagne ne parlano come di una scoperta quasi del tutto casuale: sembra infatti che Dom Pérignon avesse intuito che di poter produrre vino frizzante notando che alcune bottiglie, una volta sigillate, scoppiavano o, nella seconda versione, che aggiungendo zucchero e fiori al vino imbottigliato si poteva farlo fermentare un’altra volta e dargli frizzantezza.
In realtà nessuna di queste è sicura, ma ciò per cui vale la pena davvero ricordare questo monaco benedettino francese è la selezione dei vitigni più adatti per lo champagne (Pinot noir, Chardonnay e Pinot Meunier) e questo grazie alla sua profonda conoscenza delle uve della zona in cui si trovava. Infatti sembra che esistessero già dei metodi per produrre vino frizzante e che Pierre Pérignon li avesse imparati da altri durante un viaggio.
Il suo merito, allora, sarebbe dunque quello di aver sviluppato un metodo per arrivare a quello che oggi conosciamo come champagne. Ma non solo, Dom Perignon si è applicato in una "scienza del vino" prima che l’enologia diventasse una disciplina a tutti gli effetti: fino a quel momento i metodi di produzione del vino erano ricavati empiricamente più che “scientificamente”.
A testimonianza di ciò ci rimangono alcune precise indicazioni, come riporta il sito di Eataly, su come fare a ottenere uno champagne migliore e che vengono proprio dagli studi di Dom Pérignon:
- prediligere il Pinot Noir, a bacca nera, perché le uve a bacca bianca portano al vino una tendenza latente a rifermentare;
- far sì che le viti non superino mai il metro di altezza e producano poca uva;
- vendemmiare con attenzione, facendo in modo che gli acini restino intatti, attaccati ai raspi e freschi, scartando quelli rotti o ammaccati;
- portare l'uva al torchio a mano, evitando l'uso di animali che possono agitarsi e rovinare l'uva;
- privilegiare gli acini piccoli, più buoni e saporiti di quelli grandi;
- lavorare al mattino presto e approfittare dei giorni di temporale quando fa caldo.
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