Documento sull’opera di Pio XII a favore degli ebrei perseguitati dal nazismo

di Roberta Gisotti, Radio Vaticana, 4 aprile 2009
Un nuovo documento, questa volta scritto, testimonia dell’opera di Pio XII in favore degli ebrei, durante la persecuzione nazista. Si tratta di una nota estratta del “Memoriale delle Religiose Agostiniane del Monastero dei Santissimi Quattro Coronati di Roma”. “Il Santo Padre – si legge – vuol salvare i suoi Figli, anche gli Ebrei, e ordina che nei Monasteri si dia ospitalità a questi perseguitati”. L’appunto, datato novembre 1943, riporta l’elenco di 24 persone accolte nel Monastero per aderire – si sottolinea – al desiderio del Sommo Pontefice. “Una rara testimonianza”, ha commentato padre Peter Gumpel, gesuita e autorevole storico, relatore per la causa di beatificazione di Pio XII. Roberta Gisotti lo ha intervistato:

D. – Padre Gumpel, quale importanza riveste questo documento?
R. – Si tratta di un documento che io stesso ho ottenuto dalle Suore Agostiniane, un documento scritto, per questo importante. Non è l’unica testimonianza che abbiamo in tal senso. Ci sono numerose testimonianze orali, non solo di suore, sacerdoti ma pure di altri, ma mancano spesso dichiarazioni contemporanee scritte e questo ha dato occasioni ad alcuni - che continuano ad attaccare Pio XII - di contestare e di dire: “Non ci sono documenti che lui abbia mai fatto qualche cosa durante la retata degli ebrei romani il 16 ottobre 1942. Questa è una totale falsità. L’unica cosa da rilevare è che in tempi di persecuzioni e in situazioni come allora si vivevano a Roma, una persona prudente non metteva molte cose ‘nero su bianco’, perché c’era il pericolo che queste cadessero nelle mani dei nemici e poi si prendessero misure ancora più ostili verso la Chiesa cattolica. L’opera di salvataggio di Pio XII - attestata d’altronde anche da molte fonti ebraiche stesse - fu fatta attraverso messaggeri personali – sacerdoti – che venivano inviati a varie istituzioni e case cattoliche qui, a Roma, università, seminari, parrocchie, conventi di suore, case di religiosi, sempre con il messaggio: “Aprite le vostre porte a tutti i perseguitati dai nazisti”, ciò che valeva in primo luogo, naturalmente, per gli ebrei.

D. – Perché, allora, padre Gumpel, questa resistenza ad accettare una verità storica già comprovata?
R. – Abbiamo a che fare con gente che, per cavillare, dice: “Noi crediamo all’opera di Pio XII in favore degli ebrei soltanto se abbiamo un documento scritto”.
Ora, due documenti scritti esistono; uno fu inviato al vescovo di Assisi, mons. Nicolini, che lo fece vedere al suo collaboratore, il reverendo Brugnazzi; tutti e due furono poi decorati da Yad Vashem come “giusti tra i gentili”. Qui a Roma abbiamo invece ormai questo documento della cronaca delle Suore Agostiniane di Clausura.
Ripeto: è un’ulteriore conferma che può essere utile nei confronti di coloro che persistentemente vogliono denigrare Pio XII e con ciò attaccare la Chiesa cattolica.

D. – Padre Gumpel, questa ulteriore prova potrà portare avanzamenti nella causa di canonizzazione?
R. – Spero di sì! Vede, la causa di canonizzazione di Pio XII ha avuto l’ultimo verdetto in data 9 maggio 2007, in cui 13 tra cardinali e vescovi che costituiscono il Tribunale più alto della Congregazione delle Cause dei Santi, all’unanimità si sono pronunciati positivamente a favore delle virtù di Papa Pio XII. Attendiamo tutt’ora la firma del decreto da parte di Sua Santità.

 
Il documento
Il memoriale inedito delle monache agostiniane del monastero dei Santi Quattro Coronati in Roma

VENERABILE MONASTERO DEI SANTI QUATTRO CORONATI
Roma

[Ultime nove righe dell’anno 1942]
Durante l’anno nessuna novità di rilievo. Si va avanti colle ansietà procurateci dalla grande guerra. Spaventi continui per allarmi notturni. Privazioni di cose necessarie. Pane, pasta, olio ecc.
Si celebra lo stesso con la consueta solennità la stazione quaresimale. Le funzioni della Settimana Santa per mezzo degli studenti irlandesi. Così la solennità del santo padre Agostino, poi dei Santi Quattro e si giunge a chiudere l’anno benedicendo il Signore che ci ha salvato da tanti pericoli, per l’immane guerra, per le privazioni e preoccupazioni di ogni genere. Il Te Deum fu cantato ringraziando Dio che ci ha protette.

Anno Domini 1943
Con la consueta funzioncina della processione col Santo Bambino, pia pratica che per noi ci assicura le benedizioni divine, si inizia questo anno fra gli orrori della guerra, fra le privazioni di ogni genere, e l’incertezza dell’esito della guerra stessa.
La Provvidenza ci assiste, e ci è dato di far fronte a tutte le difficoltà, mediante il lavoro di parati sacri, e il lavaggio di biancheria di chiesa della Pontificia Università Gregoriana, del Pontificio Istituto Biblico, del Collegio Borromeo, e altre chiese. Monsignor Respighi si adopera come al solito perché la liturgia della stazione quaresimale riesca solenne come sempre. La comunità può fare gli esercizi spirituali, e avere le due prediche ogni settimana durante la Quaresima. Intanto ci avviciniamo alla Settimana Santa, e si svolgono le funzioni del Triduo. Il Santo Sepolcro è visitato da molti fedeli. Si procede col medesimo ritmo fino alla solennità di sant’Agostino che viene celebrata con intenso fervore. Ci avviciniamo alla festa titolare dei Santi Quattro che è celebrata coi vespri pontificali e la messa pontificale la mattina del giorno 8, in cui sono celebrate parecchie sante messe lette.
Arrivate a questo mese di novembre dobbiamo essere pronte a rendere servigi di carità in maniera del tutto inaspettata.

Il santo padre Pio XII, dal cuore paterno, sente in sé tutte le sofferenze del momento.

Purtroppo con l’entrata dei tedeschi in Roma, avvenuta nel mese di settembre, si inizia una guerra spietata contro gli ebrei che si vogliono sterminare mediante atrocità suggerite dalla più nera barbarie. Si rastrellano i giovani italiani, gli uomini politici, per torturarli e farli finire tra tremendi supplizi.

In queste dolorose situazioni il Santo Padre vuol salvare i suoi figli, anche gli ebrei, e ordina che nei monasteri si dia ospitalità a questi perseguitati, e anche le clausure debbono aderire al desiderio del Sommo Pontefice, e, col giorno 4 novembre, noi ospitiamo fino al 6 giugno successivo le persone qui elencate:

dal 4 novembre al 14, la signora Bambas moglie di una personalità politica. Il marito era nascosto in altra casa religiosa, e lo volle raggiungere.

Dal 1° dicembre al 27, tutta la famiglia Scazzocchio di 9 persone.

Dal 1° dicembre a tutto il febbraio successivo, la mamma del dottor Scazzocchio. Queste persone furono sistemate nella sala del Capitolo, con l’annessa stanzetta, e l’adiacente corridoio. I pasti li consumano in refettorio.

Dal 7 dicembre al 23 gennaio, il Ravenna ebreo (rabbino) dai paliotti.

Dal 15 dicembre al 18 gennaio, il signor Viterbo col suocero, ebrei, solo dormire.


Anno Domini 1944

Dal 1° gennaio al 21, la signora Dora ebrea – cameretta del salone.

Dal 5 gennaio al 9 maggio il signor Alfredo Sermoneta (ebreo) dai paliotti.

Dal 2 febbraio al 7 maggio, il signor Salvatore Mastrofrancesco (politico) nipote di suor Maria Veronica Del Signore.

Dal 2 febbraio al 5 giugno, il signor Eugenio Sermoneta (ebreo) dai paliotti.

Dal 2 febbraio al 5 giugno, il signor Fernando Pisoli (politico) dai paliotti.

Dal 2 febbraio al 9 maggio, il signor Fernando Talarico (di leva).

Dal 13 dicembre al 6 giugno, il giovane Francesco Caracciolo.

Dal 15 dicembre al 6 giugno, suo fratello Alberto, figli del generale Caracciolo.

Dall’8 marzo al 7 maggio, Piero De Benedetti (patriota).

Nel mese di marzo, per otto giorni, Franco Talarico.

Nel medesimo tempo abbiamo nascosto in refettorio cento tonnellate di carta di Fabriano e abbiamo sostenuto per questo delle rappresaglie dai parenti del proprietario.

In un grande locale adiacente all’orto, abbiamo nascosto undici automobili, compresa quella del generale Badoglio, e del generale Tessari, due camion portati qui da militari subito dopo l’8 settembre ’43.

Un autotreno, una motocicletta del capitano di Trapani, un triciclo, dieci biciclette.

Dell’azienda Gianni abbiamo nascosto sette cavalle, quattro mucche, quattro buoi, tutte le macchine agricole, e mezzi di trasporto. Il chiostro, chiuso ai visitatori per far passeggiare i rifugiati, era pieno di paglia e fieno. Il mobilio e biancheria di varie famiglie sfollate, oggetti di valore e titoli bancari.

6 giugno. Finalmente si aprirono le porte a questi poveri rifugiati, e restammo di nuovo nella nostra libertà, ma per poco tempo, poiché il giorno 4 ottobre successivo ci fu ordinato di ospitare con la più scrupolosa precauzione il generale Carloni che era cercato per essere condannato a morte.

Dalla Segreteria di Stato del Vaticano ci è ordinato di ospitarlo, imponendoci solenne segreto.

E fu accomodato alla meglio nella piccola stanza sotto il salone, ma però era costretto a passare nel centro della comunità. Con lui fu ospitata la signorina direttrice di casa sua perché, malato di fegato, aveva bisogni di riguardi per il vitto. Detta signorina cucinava nella nostra cucina. Di questo i superiori erano al corrente. Si sperava che anche questo ospite in pochi mesi si sarebbe liberato. Purtroppo nel mese di marzo successivo fu scoperto che era presso di noi, e con tutta fretta monsignor Respighi con monsignor Centori lo condussero in auto in Vaticano presso le sacre Congregazioni in casa di monsignor Carinci e ivi si trattenne fino al 15 settembre, che dovemmo riceverlo di nuovo. E per ben cinque anni fu nostro ospite.

A tutte le persone su elencate, oltre l’alloggio, si dava anche il vitto facendo dei miracoli per il momento che si traversava, che tutto era tesserato. La Provvidenza è sempre intervenuta. Negli ultimi mesi ci davano L. 40... In tal modo proseguimmo l’anno. Per la Quaresima anche gli ebrei venivano ad ascoltare le prediche, e il signor Alfredo Sermoneta aiutava in chiesa. La madre priora, suor Maria Benedetta Rossi, gli faceva fare tante cose all’altare del Santissimo preparato per il Giovedì Santo, sperava che quell’anima ne restasse impressionata. Ma purtroppo non ci fu data questa santa soddisfazione. Abbiamo avuto anche degli spaventi, specialmente un giorno che si presentarono due agenti delle SS, Servizio speciale per rintracciare ebrei e giovani. Uno dei due era italiano e fu maggiore la dolorosa impressione ricevuta. Però non ci lasciammo vincere né dalle minacce né dalle persuasioni, e se ne andarono.

A guerra finita, si parlava della bontà del Santo Padre che aveva aiutato, e fatti salvare tanti, sia ebrei che giovani e intere famiglie.

La stampa riempiva le colonne e in un giornale cattolico, L’Osservatore Romano, leggemmo questo articolo del professor Tescari che conosceva bene quanto si era fatto nei monasteri di clausura per la salvezza di tanti perseguitati.

Partigiani pacifici

«Chi scriverà la storia della più recente oppressione tedesco-fascista in Roma dovrà dedicare un capitolo speciale all’opera generosa, vasta, multiforme, spiegata in pro dei perseguitati dai religiosi. Uffici parrocchiali trasformati in veri e propri uffici di collocamento-rifugio (ne frequentavo uno dove, nei pochi minuti in cui mi trattenevo, vedevo affluire una moltitudine di uomini e donne di ogni classe, di ogni età, e il parroco ascoltare, prendere nota, indirizzare, promettere, elargire con generosità), case di sacerdoti diventate alberghi di fuggitivi (odo ancora la governante di uno di questi brontolare che in casa non vi era più niente ecc.): lamenti insolitamente popolati di facce atteggiate a confusione nuova e strana, ma coloro che in cotesto campo della carità si dimostrarono vere eroine, furono le suore che travestirono da consorelle donne ebree (di null’altro colpevoli di essere sangue di Gesù e di Maria), che violarono la secolare clausura per dare ricetto a uomini per ragioni di razza o politica perseguitati, che accolsero bimbi di fuggitivi, che si prestarono a falsificazioni di documenti personali procurando esse stesse o agevolandone il conseguimento: l’opera grandiosa e pericolosa compiendo con semplicità e coraggio e disinteresse indicibile. Il persecutore ne era informato, ma non osò violare i sacri recinti oltre un certo limite: l’ombra grande proiettata da San Pietro salvaguardava anche gli asili più remoti e solitari. O sorelle buone e care, siate benedette insieme con gli altri, da Dio, il Quale del premio destinatovi, vi ha dato anche quaggiù un prezioso saggio, consentendovi di assistere a tante mirabili conversioni di persone da voi beneficate, le quali dopo aver sperimentato che la sostanza della religione nostra è amore, amore senza distinzione, amore senza limiti, non hanno resistito al dolce invito della grazia e sono ridivenuti, o divenuti, anche per fede fratelli nostri»(Onorato Tescari).

Restate di nuovo nella nostra pace, si continua la vita di comunità. Preghiera e lavoro. Già dal 1925 si lavora per la ditta Gammarelli di parati sacri, più tardi, nel medesimo anno anche la ditta Romanini domanda che si confezionino i parati sacri. Già dalla venuta delle consorelle agostiniane di Santa Prisca che lavavano la biancheria personale dei padri della Compagnia di Gesù, nella Pontificia Università Gregoriana, si proseguì per alcuni mesi, poi la biancheria personale la lasciammo e cedemmo alle Suore delle sordomute, proseguendo a occuparci della biancheria di sagrestia tanto della Pontificia Università, che dell’Istituto Pontificio Biblico, in seguito del Collegio Borromeo e Sant’Andrea al Quirinale. Per la chiesa della Vittoria, si attendeva già da più di cinquant’anni e così dei padri Trappisti.

Si seguita nella vita ordinaria, si celebra la solennità di padre Agostino con le consuete funzioni. Senza novità, giungiamo alla solennità dei Santi Quattro che monsignor Respighi celebra sempre in maniera grandiosa. Quindi chiudiamo anche quest’anno, così speciale di avvenimenti, ringraziando il Signore di tutte le grazie concesse.

© Copyright 30Giorni, luglio/agosto 2006