A chi serve la ru486?

di Bruno Mastroianni, 31 luglio 2009

Anche in Italia sarà introdotta la pillola ru486. La notizia arriva proprio all’indomani della presentazione del rapporto sull’aborto del Ministero del Welfare.

Il rapporto  spiega che tra il 2007 e il 2008 sono stati effettuati 4,1% aborti in meno. E il fenomeno non è dovuto al calo della natalità. Sembra invece che l’applicazione corretta degli elementi preventivi contenuti nella legge 194 stia dando alcuni frutti. Un piccolo passo avanti. Anche se rimane allarmante l’aumento degli  aborti tra le donne straniere che hanno difficoltà ad accedere ai centri d'aiuto (sintesi dei dati).

In questa situazione si innesta la ru486. Un prodotto che ha sollevato numerose perplessità da più parti: inchieste del New York Times sulle controindicazioni, il Times che l’ha definita la “horror-pill”, diversi casi di emorragia durante la sperimentazione negli Stati Uniti – con 4 donne costrette a ricorrere a trasfusioni per sopravvivere. Lo studio della Promed Galileo che ha misurato  un tasso di mortalità 10 volte superiore all’aborto chirurgico insieme allo studio di una rivista Britannica di ginecologia che su 400 casi ha registrato l’11% di controindicazioni gravi (questa e altra documentazione nel Dossier Ru486). Senza contare che esiste un rapporto - non pubblicato - della stessa casa produttrice l'Exelgyn che ha documentato 29 casi di decesso.

Le legislazioni sull’aborto nacquero con l’idea di assumere il controllo del fenomeno per impedirne l'uso come strumento di controllo delle nascite e limitarlo il più possibile (basta leggere il testo della 194). Sono passati trent'anni e la cosa non sembra che stia funzionando. In Italia, per quanto i numeri siano calati, gli aborti nel 2008 sono stati ancora 121.406, una cifra enorme. In diverse parti d’Europa addirittura aumentano, tanto che l’aborto è la principale causa di morte nel continente (ecco i dati dei paesi europei in uno studio del 2008; altri dati e documenti nel Dossier Aborto).

Prima ancora delle perplessità scientifiche (che sono pesanti) e prima ancora della questione morale, ci si dovrebbe chiedere: una pillola che promette l'illusione di un aborto più semplice e meno "ospedaliero", potrà mai contribuire positivamente al problema?